I lavori del ponte sullo stretto di Messina dovrebbero iniziare a dicembre 2024 e concludersi nel 2032. Ma i cittadini si ribellano.
6 proposte Cna per il rilancio dell’economia in chiave green
Semplificazioni, fisco, infrastrutture e creazione di una confederazione di imprese verdi sono i settori in cui la Confederazione nazionale dell’artigianato suggerisce al governo di intervenire per una svolta economica green.
Sei punti chiave per utilizzare la green economy come volano di
crescita e spingere ulteriormente il settore sono stati proposti
dalla Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e
media impresa nel corso del convegno Green economy e crescita a Roma:
- leggi che permettano di avere procedure più semplici e
una gestione meno costosa delle imprese - interventi fiscali che possano avvantaggiare la produzione
green rispetto a una convenzionale - riformulare il carico fiscale su imprese e consumi per premiare
chi inquina di meno - investire in infrastrutture materiali, grandi e piccole
- abolire il sistema di tracciabilità dei rifiuti che, in
questi anni, è costato alle imprese oltre 400 milioni, tra
costi diretti e indiretti. - allestire una confederazione delle imprese verdi e individuare
una nuova rappresentanza sindacale, per la quale la Cna si candida,
di cui questo settore ha bisogno e che non sia subordinata a
interessi forti che frenino queste attività.
Le imprese, ricorda la Cna, “aspettano risposte chiare e
urgenti che il Governo deve impegnarsi a dare, per favorire una
reale spinta alla ripresa. Green economy – si legge ancora nel
documento che contiene le proposte – vuol dire operare per una
riconversione complessiva dell’economia, in termini di
compatibilita’ ambientale, sociale ed economica. Un’azione costante
che punti a criteri di efficienza e qualita’, di compatibilita’ e
funzionalita’”.
Ricordando che in Italia esistono comunque segnali
positivi, la Confederazione sottolinea che “le imprese
italiane sono già avviate sulla strada del cambiamento”. Tra
il 2009 e il 2012, infatti, il 23,6% delle imprese con almeno un
dipendente ha investito in tecnologie e prodotti green. Inoltre,
nel corso del 2011, il 38% delle imprese che realizzano
ecoinvestimenti hanno introdotto innovazioni di prodotto o di
servizio e, nello steso anno, la quota di imprese che hanno
esportato e’ stata pari al 37% contro il 22% di quelle che non
investono nel green.
Nei settori green infatti, la crisi è stata
aggredita con la nascita di nuove imprese e con l’aumento degli
occupati, come nel caso del comparto delle energie
rinnovabili e del l’efficienza energetica. In edilizia, il mercato
del recupero e del rinnovo ha vissuto una fase di profondo sviluppo
e ha rappresentato, negli anni della crisi, l’unico sbocco per le
imprese del settore. Negli ultimi quindici anni si sono realizzati
128 miliardi di euro di investimenti, di cui 60 negli anni della
crisi. Le riqualificazioni assicurano il 60% del fatturato
dell’edilizia e le 650mila imprese che operano nel comparto
dell’edilizia fatturano quasi l’11% del prodotto nazionale lordo.
“Ma – ribadisce la Cna nel documento – bisogna essere coscienti e
consapevoli che ora e’ il sistema che deve trasformarsi e lo deve
fare potendo contare su condizioni di contesto favorevoli,
all’interno di una chiara strategia industriale, che sia coerente
con gli obiettivi dell’Unione europea e con le drammatiche
condizioni di occupazione e lavoro. I ritardi accumulati – conclude
la Cna – devono essere superati con decisioni che possano orientare
sicuramente la vita delle famiglie, i consumi e la produzione di
beni e servizi”.
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