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La birra alla spina che taglia la CO2
Cambia il fusto, ma non la sostanza. Grazie alla scelta di utilizzare il PET per i propri fusti e di eliminare la CO2 dalla spillatura, Carlsberg ha ridotto il consumo di materie prime e di emissioni.
È un progetto unico nel suo genere, partito nel 2007 a
Copenaghen, nei laboratori Carlsberg, per approdare nel 2011 nel
nostro Paese ed essere sviluppato dalla filiale italiana Carlsberg
Italia.
Con la nuova tecnologia, denominata DraughtMaster, la birra non è più contenuta
nei fusti d’acciaio, ma in
fusti in PET riciclabili. Ciò permette di ridurre
l’impatto ambientale della birra alla spina durante le fasi di
infustamento, distribuzione e consumo presso il punto vendita. Le
proprietà organolettiche del prodotto, conferma l’azienda:
“rimangono inalterate”.
Interessante il sistema che al momento della spillatura permette di
eliminare l’utilizzo di anidride carbonica. Grazie alla semplice
compressione effettuata dall’aria contenuta nel modulo a pressione
in cui il fusto in PET va inserito, sono stati risparmiati, solo in
Italia, più di 3 tonnellate i CO2, una superficie pari a
quella di una cinquantina di Piazza del Duomo coltivata ad
alberi.
Questo è il progetto forse più innovativo che risulta
dalla consultazione delle pagine di “SustainaBEERity – i nostri risultati, l’impegno di
tutti”, il Bilancio di Sostenibilità 2012 di Carlsberg
Italia. L’azienda ha rilanciato negli ultimi anni lo storico
Birrificio Angelo Poretti, attivo da ormai 140 anni a Induno Olona
a Varese, con una produzione di oltre 1 milione di ettolitri di
birra annui, tutti certificati secondo gli standard internazionali
ISO 9001, ISO 14001, HACCP e – dal 2013 – ISO 50001.
Inoltre grazie alla certificazione EPD – Environmental Product
Declaration , ovvero la Dichiarazione Ambientale di Prodotto –
Carlsberg ha valutato la sostenibilità ambientale della
“bionda” tenendo conto dell’impronta ecologica di quest’ultima
durante tutte le fasi del ciclo di vita (il cosidetto Life Cycle
Assessment), dalla coltivazione delle materie prime, fino allo
smaltimento del prodotto stesso.
Alla prossima uscita in compagnia la “bionda” la potremo chiedere
senza CO2.
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