15 volte in cui Sanremo ci ha dato da pensare

Difficile dire se il Festival della canzone italiana abbia mai promosso innovazioni sociali. Di sicuro, però, le ha rispecchiate. Perché Sanremo è Sanremo.

La prima donna a condurre da sola, la prima soubrette di colore, le parole sesso e cocaina nelle canzoni per la prima volta, amanti di tredici anni, le aggressioni delle femministe, il Totip, la tv a colori, i suicidi veri e le sceneggiate.

Quel lunedì 29 gennaio 1951, alle 22:00, in Italia si parla ancora in dialetto, si ascolta la musica tutti intorno al mobile della radio in salotto e si cerca di risorgere dalla guerra, le cui rovine erano ovunque. Dal salone delle feste del Casinò di Sanremo il presentatore Nunzio Filogamo accende col suo calore il tiepido entusiasmo degli spettatori in sala (forse provati dal costo del biglietto, 500 lire) e la fantasia degli ascoltatori sintonizzati sulle frequenze della Rai. Comincia così il Festival di Sanremo. L’obiettivo della kermesse era allora trovare nuovi brani per la radio italiana: da Sanremo partono le canzoni che diventeranno colonna sonora del boom economico degli anni a venire, ma anche una lunga sequela di scandali, polemiche, che comunque hanno segnato la storia del costume italiano.

Anche i fermenti sociali, le consuetudini, le convenzioni, hanno sempre trovato una degna rappresentazione sul palco di uno spettacolo che, volenti o nolenti, cattura da decenni un’audience maggioritaria in tutta la nazione, con polemiche, partecipazione, discussioni.

Seguire la settimana in diretta dalla città dei fiori è una di quelle abitudini che è difficile perdere, anche perché, nonostante tutto, dall’Ariston sono emersi quasi sempre personaggi nuovi e curiosità interessanti. Amato e odiato, seguito e criticato, il Festival è uno spettacolo fatto non solo di musica. Sul palco si sono alternate donne bellissime, sono passati ospiti illustri, sono andate in scena performance eccentriche, ma sono anche state amplificate, grazie alla grandissima eco del Festival, istanze sociali degne di nota.

 

1958: i cantanti cominciano a “Volare”

Festival di Sanremo 1958.
Festival di Sanremo 1958.

Fino ad allora, i cantanti erano esecutori puntigliosi, erano statuine ingessate, quasi mannequin, indossatori di canzoni. Tanto è vero che le prime edizioni del Festival vedono in lizza più brani interpretati da pochi cantanti, in primis Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano. Finché Domenico Modugno, con Johnny Dorelli, presenta al festival di Sanremo del 1958 ‘Nel blu dipinto di blu’ che diventerà la canzone italiana forse più famosa al mondo. Per la prima volta davanti al microfono non c’è un cantante ingessato, ma un interprete a tutto tondo, che sul celebre ritornello mima la canzone: allarga le braccia come se stesse effettivamente volando. Il brano vince quell’edizione del Festival, condotto da Gianni Agus. Molti concordano sul fatto che è da qui che il Festival di Sanremo entra nella leggenda. È anche l’anno della prima diretta in Eurovisione, l’anno in cui l’organizzazione passa totalmente nelle mani della società Ata, concessionaria del casinò, e l’anno dello straordinario exploit mnemonico di Giorgio Consolini, costretto a imparare in poche ore ben quattro canzoni a causa dell’improvviso forfait di Fausto Cigliano.

 

1961. Si voltano le spalle al pubblico

Festival di Sanremo 1961.
Festival di Sanremo 1961.

Adriano Celentano, giunto a Sanremo con dispensa speciale poiché militare di leva, canta “Ventiquattomila baci”. La sua esibizione fa scalpore perché per diversi secondi Celentano canterà voltando le spalle alla platea. In realtà è tutta un’edizione che segna una rottura degli schemi dell’interazione col pubblico, con le performance di Ghigo, Little Tony, Guidone e soprattutto della sedicenne Lidia la Gatta che si lancia dal palco verso il pubblico. Tv sorrisi e canzoni titola, per quest’edizione, “Il conclave dell’urlo”. La novità organizzativa di questa undicesima edizione è l’elezione della canzone vincitrice del Festival attraverso un referendum popolare abbinato all’Enalotto. Per avere il nome del vincitore bisogna attendere nove giorni. Vincono Betty Curtis e Luciano Tajoli con “Al di là”. Tra i debuttanti si ricordano, oltre allo stesso Celentano, Gino Paoli, Umberto Bindi, Giorgio Gaber, Little Tony, Tony Renis e Luciano Tajoli.

 

1962. Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello oscurati, prima censura di una lunga serie

Festival di Sanremo 1962
Festival di Sanremo 1962

Si rinnova l’abbinamento con l’Enalotto. La canzone vincitrice viene indicata anche quest’anno dal referendum popolare. Il Festival è visto in Eurovisione e, in differita, in Giappone e Polonia. Avendo subìto nuovamente un sorteggio sfavorevole, come nel ’60, Domenico Modugno si infuria e minaccia di lasciare il Festival. La polemica rientra e Modugno vince, assieme a Claudio Villa, con la canzone “Addio, addio”. L’organizzazione chiama Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello ad animare la terza serata, ma la Rai si rifiuta di riprendere il loro intervento in quanto i due sono stati “esiliati” dalla televisione di Stato dopo una scenetta sul presidente della Repubblica. Sanremo è un po’ il Festival della pruderie. Nel 1959 la Rai decise di non trasmettere l’esibizione di Jula de Palma (poi quarta) con “Tua”, perché giudicata lasciva. Nell’edizione del 1971 Lucio Dalla è costretto a ribattezzare la sua canzone “Gesù bambino” in “4 marzo 1943” alla vigilia della finale. L’anno successivo la canzone di Nicola Di Bari (poi vincitrice di quell’edizione) rischia di non essere ammessa per il verso “Vivi la vita da donna importante perché a tredici anni hai già avuto un amante”: l’età della protagonista dovette essere aumentata a 16 anni. Nel 1979 viene censurata la canzone “A me mi piace vivere alla grande” di Franco Fanigliulo, in particolare il verso “foglie di cocaina voglio sentirmi male” che viene cambiato in “bagni di candeggina, voglio sentirmi uguale”. Nel 1980 la scure della censura s’abbatte sulla canzone “Voglio l’erba voglio” di Francesco Magni, il quale però dimentica la correzione e canta il verso originale: “Chi si tira una pera solamente il dì di festa…”. Nel 1981 Massimo Troisi era stato invitato a partecipare, ma la sua intenzione di proporre monologhi dedicati a Dio e agli angeli custodi non è apprezzata, così il comico sceglie di rinunciare del tutto ad apparire.

 

1967. Il suicidio di Luigi Tenco

Festival di Sanremo 1967.
Festival di Sanremo 1967.

Canzoni, diatribe, star internazionali e ospiti d’eccezione, tutto passa in secondo piano quando la notte tra giovedì 26 e venerdì 27 gennaio Luigi Tenco si suicida con un colpo di pistola alla tempia, un tragico evento su cui non è ancora stata fatta piena luce. Era in gara con “Ciao amore ciao”, viene trovato morto nella sua camera d’albergo. Ma lo spettacolo deve continuare e incorona Claudio Villa e Iva Zanicchi con la canzone “Non pensare a me”. Dalida consegna al commissario il biglietto che ha trovato sul tavolino della stanza di Tenco: “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente 5 anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda ‘Io tu e le rose’ in finale e ad una commissione che seleziona ‘La rivoluzione’. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”. Già dalle prove il cantante era nervosissimo, depresso. Dalida, da tre mesi compagna di Tenco, non si riprenderà mai dalla tragedia e morirà a sua volta suicida nel 1987.

 

1969. Dario Fo e Franca Rame annunciano un controfestival

Festival di Sanremo 1969.
Festival di Sanremo 1969.

Dario Fo e Franca Rame annunciano un “Controfestival” per contestare una manifestazione “prodotto della borghesia che addormenta le coscienze dei lavoratori”. La contestazione dapprima allarma gli organizzatori, poi tutto si svolge regolarmente. Pochi giorni prima del Festival Anna Identici tenta il suicidio e viene sostituita da Rosanna Fratello. Partecipa anche Mary Hopkin, una cantante prodotta da Paul Mc Cartney e sotto contratto con i Beatles da pochi mesi. Da segnalare ancora il debutto di Stevie Wonder che arriva penultimo abbinato a Gabriella Ferri. Vincono Bobby Solo e Iva Zanicchi con “Zingara”.

 

1976. L’aggressione delle femministe

Festival di Sanremo 1976.
Festival di Sanremo 1976.

Per risollevare le sorti del Festival viene invitato uno stuolo di star italiane e straniere; si va da Domenico Modugno a Julio Iglesias, da Mario Del Monaco a Ester Philips, da Suzi Quatro a Adamo. Gli ospiti si esibiscono nella prima e nella seconda serata, le loro performance vengono registrate per essere trasmesse durante le operazioni di voto della finale, l’unica serata trasmessa in televisione. Quindici donne aggrediscono il debuttante Antonio Buonomo, reo di aver interpretato la canzone “La femminista”: “Bruci in piazza un reggipetto, mentre forse per dispetto te lo metti pure a letto…”. Peppino di Capri vince il suo secondo Festival con “Non lo faccio più”.

Purtroppo, pare che – assieme alle edizioni del 1966, 1967, 1973, 1974 e 1975 – di questo festival ad oggi nell’archivio della Rai non risulti reperibile una registrazione video dell’ultima serata.

 

1978. La parola sesso

Festival di Sanremo 1978.
Festival di Sanremo 1978.

Rino Gaetano pronuncia per la prima volta la parola “sesso” nella sua canzone: “Gianna”.

È un anno difficile per il Festival. Il patron, Vittorio Salvetti, si lamenta per lo scadente materiale inviato dalle case discografiche. Inoltre il vincitore del Festival non rappresenterà più l’Italia all’Eurofestival, come era sempre stato. Eppure, nonostante tutto l’edizione del ’78 segna la ripresa della manifestazione grazie a un’interprete di sicuro talento come Anna Oxa e al cantautore Rino Gaetano, rispettivamente seconda e terzo dietro i Matia Bazar, vincitori con “E dirsi ciao”. Una dichiarazione di Renzo Arbore fornisce un quadro abbastanza esatto di quale fosse il clima della ventottesima edizione del festival, andata in scena dal 26 al 28 gennaio 1978: “Negli anni il mondo della canzone è mutato, ha trovato altrove i suoi personaggi e i suoi successi… Il festival di Sanremo è il più duro a morire, ma nonostante tutte le furbate, le trovate, le drittate, ha il fiato sempre più grosso”.

 

1980. Il bacio più lungo del Festival di Sanremo

Festival di Sanremo 1980.
Festival di Sanremo 1980.

Sanremo viene presentato da un trio d’eccezione: Roberto Benigni, Claudio Cecchetto e Olimpia Carlisi. Lo scatenato Benigni, dopo aver rassicurato il patron Ravera sul fatto che non ci sarebbero state sorprese, prima sbeffeggia il Papa e altri personaggi politici, poi durante il collegamento in Eurovisione si esibisce con la collega Olimpia Carlisi in un bacio della durata di 45 secondi.  Tra lo stupore e il divertimento del pubblico, verranno portati via con la forza.

 

1984. Gli operai dell’Italsider

Festival di Sanremo 1984
Festival di Sanremo 1984

Nel corso della prima serata Pippo Baudo fa salire sul palco sei operai dell’Italsider in rappresentanza di duemila metalmeccanici che manifestano davanti al Teatro Ariston contro il tentativo di chiusura dello stabilimento “Oscar Sinibaldi” di Genova. Il loro intervento, molto civile, è salutato da un lungo applauso. Sarà, nelle parole dello stesso Baudo, il momento più bello dei suoi 50 anni di carriera, “quando – ricorda il conduttore in un’intervista a ‘Gente’, in edicola nel dicembre 2009 – invitai gli operai dell’Italsider sul palco dell’Ariston a parlare della loro protesta”.

 

1986. Per la prima volta, un donna conduce da sola

Festival di Sanremo 1986.
Festival di Sanremo 1986.

Per la prima volta è una donna a condurre il Festival da solista, Loretta Goggi. È assistita sul palco dell’Ariston da Anna Pettinelli, Sergio Mancinelli e Mauro Micheloni. Il solo piccolo precedente è del 1961, quando le presentatrici sono due donne, Lilly Lembo e Giuliana Calandra, ma era un’altra epoca, con pressioni e ruoli incomparabili con quelli odierni.

Si ripristina l’esecuzione delle canzoni dal vivo, su base musicale preregistrata. Quindi, i cantanti in gara tornano a cantare in diretta, mentre resta il playback per gli ospiti stranieri. Sting, imbarazzato, canta lontano dal finto microfono. L’esordiente Loredana Berté scatena un putiferio presentandosi sul palco travestita da donna incinta. La vittoria va a Eros Ramazzotti con “Adesso tu”, ma sfiora il successo grazie alle schedine del Totip la canzone “Il clarinetto”, motivetto divertente e ricco di doppi sensi interpretato da Renzo Arbore. Lena Biolcati prevale tra le nuove proposte con “Grande grande amore”.

 

1994. La prima soubrette di colore, Cannelle

Festival di Sanremo 1994.
Festival di Sanremo 1994.

Pippo Baudo sceglie di essere affiancato, oltre che da Anna Oxa, da una soubrette di colore, Cannelle. In questa foto, posa con vestiti Gucci per le foto stampa per il Festival. Due anni dopo, nel 1996, ci sarà una Miss Italia di colore, Denny Mendez. A livello musicale, dopo aver vinto nella sezione “Nuove Proposte” nel ’92, Aleandro Baldi vince il Festival con la canzone “Passerà”, mentre è veramente sorprendente il secondo posto del comico Giorgio Faletti che propone un pezzo dai toni d’attualità dedicato ai Carabinieri “Signor tenente”. È anche l’anno di Andrea Bocelli tra gli emergenti: la sua voce tenorile porta al successo “Il mare calmo della sera”.

 

2001. Lo sdoganamento delle parolacce

Festival di Sanremo 2001.
Festival di Sanremo 2001.

L’edizione scatena malumori a causa del comico Massimo Ceccherini e del copresentatore Enrico Papi, con la loro eccessiva volgarità. Papi, in particolare, viene duramente criticato anche dall’allora first-lady Franca Ciampi. Megan Gale dal palco dell’Ariston, dove affianca Raffaella Carrà, viene quasi umiliata: il comico fiorentino oscura la scena e lei stessa dichiara che le sue battute la mettono a disagio. Oltre a essere un’edizione flop, Piero Chiambretti riassume in una frase il pensiero su di lei: “Non è una valletta, è un ripetitore Omnitel”. A livello musicale per la categoria big vince Elisa, fin lì interprete unicamente di canzoni in lingua inglese, e per i giovani Giorgia: vincitore-ombra è ovviamente Zucchero Fornaciari, autore d’entrambe le loro canzoni.

 

2003. La canzone sulla pena di morte

Festival di Sanremo 2003.
Festival di Sanremo 2003.

Sull’onda lunga di Moratorium 2000, la campagna mondiale per l’abolizione della pena di morte, e forse richiamandosi all’associazione internazionale di parlamentari contro la pena di morte promossa dai Radicali nel ’93, Andrea Mirò e Enrico Ruggeri presentano la canzone “Nessuno tocchi Caino”. Arrivano quarti e ricevono il premio Volare per il miglior testo. È l’esecuzione di un condannato a morte raccontata dal boia: “È il lavoro mio, è la vita mia, a eseguire il destino s’impara, ma non mi scordo del primo uomo, ho bevuto per non chiedergli perdono, non moriva mai, non finiva mai, ma ti abitui a tutto, non lo sai?”.

 

2010. Lo sbarco dei talent show

X-Factor, 2009.
X-Factor, 2009.

Il dilagare dei reality show prima e dei talent show poi contagia anche il Festival di Sanremo. Il nuovo modo di fare tv entra nella struttura stessa del concorso: uno dei posti tra gli artisti in gara spetta di diritto al vincitore del talent show X-Factor, come premio aggiunto ricevuto per la vittoria. Già otto anni prima, però, un prodotto antesignano dell’ondata di questa moda aveva fatto capolino sul palco dell’Ariston: nel 2002 per la prima volta avevano partecipato tra i campioni la girlband delle Lollipop, nata da un talent show di Italia 1.

È però anche l’anno della plateale rivolta dei musicisti dell’Orchestra. Gli orchestrali non trattengono lo sdegno per l’inusitato piazzamento della canzone di Pupo ed Emanuele Filiberto ai danni di Malika Ayane esclusa dal trio dei finalisti, e stracciano gli spartiti facendoli volare per aria in segno di protesta.

 

2016. I nastri colorati

Festival di Sanremo 2016
Festival di Sanremo 2016

Avrete sicuramente notato alcuni nastri colorati tra le mani dei cantanti in gara o legati all’asta del loro microfono. Tra i cantanti che hanno portato i nastri ci sono stati Enrico Ruggeri, Noemi, i Bluvertigo, Patty Pravo ed Eros Ramazzotti. Sul palco alcuni cantanti hanno mostrato altri oggetti arcobaleno e ci sono state dichiarazioni, più o meno esplicite, sull’importanza dei pari diritti in un momento molto importante per il loro avanzamento con la votazione in Senato del ddl Cirinnà.

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