Alessandro Francoli, “alla salute dell’ambiente”

L'”acquavite” come acqua di vita. Alessandro Francoli, presidente delle Distillerie Francoli, uno dei principali marchi di distillati, ci spiega come la grappa può essere “sostenibile”.

Come si fa una grappa “eco-compatibile”? E’
possibile?

Certamente! La distillazione, di per sé, è un
processo poco impattante; se poi l’azienda si è messa nelle
condizioni di ridurre ulteriormente al minimo questo impatto e,
come nel nostro caso, ha attuato una riforestazione, sicuramente si
può fare una grappa eco-compatibile.

Nel vostro caso in particolare utilizzate energia
pulita, usate le bucce di scarto per il riscaldamento e avete anche
reso l’azienda a Impatto Zero…

Il processo di distillazione genera una sorta di prodotto
secondario, una materia prima secondaria, le bucce dell’uva, i semi
e la parte legnosa, i raspi. Questi, se opportunamente essicati,
possono essere mandati in combustione e quindi generare le calorie,
da un lato, necessarie per produrre il vapore per la distilllazione
stessa e, dall?altro, in grado di riscaldare ambienti, uffici,
magazzini di produzione; dunque un’azienda, da questo punto di
vista, pressochè indipendente energeticamente.

Queste scelte hanno rappresentato un costo in più
o sono risultate convenienti?

Chiaramente l’investimento iniziale è importante,
perché dotarsi di un forno essicatoio e soprattuttto di un
elettrofiltro per la pulizia dei fumi è naturalmente un
investimento considerevole. Però, negli anni viene ripagato.
Grazie al fatto di non utilizzare altre fonti energetiche se non le
bucce dell’uva, che sono a costo zero dal momento che la vinaccia
è utilizzata per produrre grappa, ci troviamo in azienda un
combustibile praticamente gratis. Dopo l’investimento iniziale
importante, in un certo numero di anni c’è sicuramente un
beneficio economico.

Il processo produttivo è pulito. E avete mai
pensato, invece, alla materia prima, all’utilizzo di uva da
agricoltura biologica?

Mettere in catalogo una grappa da agricoltura biologica sarebbe
sicuramente una “chicca” produttiva, è chiaro.

Un’ultima curiosità: al Vinitaly avete presentato
una novità, il massaggio alla grappa secondo i principi
della riflessologia plantare. Come vi è venuta questa idea,
che senso ha?
La grappa, che un tempo si chiamava
acquavite, “acqua di vita”, era utilizzata soprattutto per uso
esterno, stiamo parlando del 1600-1700, per massaggi terapeutici e
cosmetici. Abbiamo ripescato questo antico utilizzo
dell’acquavite.

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