La città rigenerata, in Veneto il progetto pilota contro il consumo di suolo

Nel quartiere Altobello di Mestre, in provincia di Venezia, si è concluso un intervento di rigenerazione delle aree degradate mirato a salvare il patrimonio edilizio delle periferie e a combattere il consumo di suolo. La crisi economica impedisce l’acquisto di appartamenti incrementando la domanda di case in affitto a basso costo che non sempre l’amministrazione

Nel quartiere Altobello di Mestre, in provincia di Venezia, si è concluso un intervento di rigenerazione delle aree degradate mirato a salvare il patrimonio edilizio delle periferie e a combattere il consumo di suolo. La crisi economica impedisce l’acquisto di appartamenti incrementando la domanda di case in affitto a basso costo che non sempre l’amministrazione è in grado di mantenere.

 

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Per questo, attraverso i finanziamenti pubblici e privati, per un totale di 40 milioni di euro,  è stato possibile riqualificare sette ettari di territorio comunale degradato senza incorrere nella nuova urbanizzazione per soddisfare la richiesta di appartamenti. La edilizia nelle periferie è la prima a subire gli effetti del degrado urbano e per le emergenze sociali. Proprio in queste realtà i comune di Venezia e Mestre hanno deciso di investire i contributi pubblici rilanciando una nuova economia, quella della rigenerazione, che, insieme alle politiche di integrazione, incrementa lo sviluppo della città senza consumare suolo.

 

In dieci anni di lavori ad Altobello sono stati interamente riqualificati 61 edifici ad uso residenziale di proprietà dell’Ater, sono state pedonalizzate alcune aree e aperto un parco pubblico, oltre alle opere di potenziamento e rinnovo delle infrastrutture e dei servizi pubblici. I benefici di un’opera così importante sono appannaggio dei cittadini, ma anche degli enti che rientrano degli investimenti rilanciando sul mercato immobiliare degli edifici completamente rinnovati e in un tessuto sociale e urbano rigenerato.

 

L’esempio di Altobello a Mestre dimostra la possibilità di puntare su una nuova spinta economica che porta gli investimenti pubblici e privati dove il territorio è già stato urbanizzato, con il duplice effetto di riqualificare il patrimonio edilizio esistente, altrimenti soggetto alla svalutazione e al degrado, e di bloccare la cementificazione di suolo naturali. Il successo delle politiche di rigenerazione urbana affermano la necessità di un’inversione di tendenza nella spinta economica che tradizionalmente abbraccia l’edilizia italiana. Se negli anni Cinquanta l’Italia doveva (ri)costruire, oggi deve riqualificare i nuclei urbani. La città è una risorsa rinnovabile, tutto sta nel convincere comuni e cittadini a investire in una nuova fase economica.

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