Aragoste vive in frigo: condannato il proprietario del ristorante

L’accusa è di maltrattamento di animali. Ammenda penale e riconoscimento giuridico del fatto che le aragoste e i granchi sono animali, capaci di sentire, e di soffrire.

Un ristoratore di Campi Bisenzio (Firenze) è stato condannato dal tribunale di Firenze a un’ammenda penale di 5mila euro perché teneva in frigo astici e granchi vivi e con le chele legate. L’accusa è maltrattamento di animali.

 

La vicenda giudiziaria nasce da un esposto presentato dalla Lav nell’ottobre 2012 a cui fece seguito un sopralluogo della Polizia Municipale. Dentro agli armadi frigoriferi gli agenti trovarono astici e granchi vivi, con le chele legate, a temperature da assideramento, tra l’1,1 e i 4,8 gradi.

 

“Il Tribunale di Firenze – commenta l’avvocato Francesca Gramazio, dell’ufficio legale Lav – conferma anche a livello giuridico la teoria sostenuta da sempre più esponenti del mondo scientifico e difesa dalla Lav: le aragoste mantenute sul ghiaccio sono in uno stato di malessere e stress e pertanto chi le sottopone a tali condizioni causa loro una sofferenza punibile ai sensi della legge 189\04 dal titolo: Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”. “Questa sentenza – conclude l’avvocato Gramazio – dimostra chiaramente che le norme sul maltrattamento possono riguardare tutti gli animali, compresi i crostacei, e che è necessaria una spinta all’applicazione della norma anche in questo ambito”.

 

Le prime denunce riguardanti gli assurdi maltrattamenti a cui sono sottoposte le aragoste sono state possibili a partire dalla nuova formulazione, vent’anni fa, dell’articolo del codice penale che puniva la crudeltà verso gli animali: “Facendo aggiungere, affinché possa integrarsi un reato, la valutazione delle necessità etologiche degli animali – racconta Stefano Apuzzo, Deputato dei Verdi nel 1994 – abbiamo dato una nuova prospettiva a un reato che prima si realizzava solo se l’atto offendeva la morale pubblica o infastidiva qualche spettatore, senza tener conto del dolore dell’animale”. Da lì in poi è stato progressivamente affinato il messaggio della necessità di tenere in considerazione il benessere degli animali come valore in sé. Dato che, finalmente, si riconosce pure che le aragoste sono animali senzienti – come ogni essere vivente – questa via ha condotto alla recente condanna, che si spera possa costituire un utile precedente per tutti coloro che, al passaggio al supermercato, inorridiscono a vedere uno stuolo di animali agonizzanti sul ghiaccio. Anzi, rabbrividiscono.

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