Diritti umani

#BeatMe, la campagna che chiede agli uomini di colpire le donne, con i propri talenti

Donne pachistane di successo chiedono di essere colpite. Non con la violenza, ma in ciò che sanno fare meglio. Il video #BeatMe sovverte gli stereotipi per denunciare una condizione ancora troppo diffusa.

Cantanti, giornaliste, alpiniste, runner, modelle, giocatrici di scacchi, amministratori delegati, calciatrici, contadine, pugili. Le donne del Pakistan possono essere tutte queste cose, e molto altro. Nei propri ambiti eccellono tanto quanto gli uomini, se non di più. È questo il messaggio della campagna #BeatMe, promossa dallo Un Women Pakistan e lanciata con un video che utilizza un gioco di parole che sovverte le aspettative. Le donne protagoniste sfidano gli uomini a sconfiggerle nell’ambito in cui eccellono. Ma in inglese “beat me” vuol dire anche “colpiscimi”, lanciando così la provocazione nella Giornata sulla violenza contro le donne che si celebra il 25 novembre.

Eliminare la violenza contro le donne in tutto il mondo

Nel video di un minuto gli stereotipi vengono ribaltati grazie a una serie di donne “imbattibili” che impersonano la forza femminile che sfida, con orgoglio, la violenza e l’oppressione. La campagna coincide con l’iniziativa delll’Un Women chiamata 16 giorni contro la violenza basata sul genere (16 days of activism against gender based violence), che inizia in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne e termina con la Giornata mondiale dei diritti umani del 10 dicembre.

Nonostante i decenni di impegno e attivismo a livello mondiale, come la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, si tratta di un fenomeno che colpisce ancora un terzo delle donne e delle ragazze in tutto il mondo.

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Battimi con i tuoi pugni, la sfida lanciata da Razia Bano, boxer pakistana © UN Women Pakistan

La violenza contro le donne in Pakistan

Anche in Pakistan, la violenza contro le donne rappresenta un problema profondamente radicato. Il paese si è impegnato in modo credibile a proteggere i loro diritti, almeno sulla carta. Ad esempio, il Punjab, lo stato più popoloso del paese, a febbraio ha approvato una legge che punisce legalmente le forme di violenza contro le donne come gli abusi fisici, verbali e virtuali. Tuttavia, la legge non è stata accolta positivamente, persino da parte del Consiglio dell’ideologia islamica che considera ammissibile che un uomo “picchi delicatamente” la moglie.

Le statistiche mostrano come la violenza contro le donne nel paese sia una vera e propria epidemia. Finora, nel 2016 ci sono stati 324 casi di violenza domestica, di cui 23 attacchi con l’acido. Il numero di violenze sessuali è più che raddoppiato, raggiungendo quasi 860 casi secondo la Commissione per i diritti umani del Pakistan (Hrcp), che monitoria la copertura  mediatica delle violazioni dei diritti umani in Pakistan. Molti casi non vengono riportati non solo dai mezzi di comunicazione, ma anche dalle autorità. Per questo le cifre reali sono inevitabilmente più alte, forse anche in modo sostanziale.

La cultura dell’impunità disincentiva le vittime di violenza a farsi avanti. A volte persino i pubblici ministeri chiudono un occhio sulle pene per i reati come l’omicidio d’onore, l’omicidio motivato dall’impressione che la vittima abbia portato disonore alla famiglia o alla comunità. Nel 2016 in Pakistan circa 470 donne sono state vittima di omicidi d’onore secondo l’Hrcp. Poco più di un mese fa il parlamento del paese ha approvato leggi più severe contro questi crimini, ordinando l’ergastolo a coloro che li commettono.

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Posso sopportare le vostre critiche, dice una giocatrice di scacchi © UN Women Pakistan

#BeatMe, la campagna che sovverte gli stereotipi

“La campagna #BeatMe trasmette in modo molto chiaro il messaggio che in Pakistan e in tutti i paesi la violenza contro le donne, sia essa verbale o non verbale, è inaccettabile”, ha affermato Jamshed Kazi, il rappresentante del paese per l’Un Pakistan. “Non è una cosa normale, non può andare avanti”. Quello che deve cambiare è la cultura del predominio, del possesso e della disumanizzazione nei confronti delle donne che rende immaginabile e diffusa la violenza contro di loro.

Gli stereotipi, anche quelli che sembrano più innocenti, e la cultura della violenza devono essere il bersaglio di azioni condivise e individuali per combattere questa piaga, e devono coinvolgere uomini, donne, persone di tutte le età ed estrazioni sociali. Perché, come dimostrano le donne imbattibili del video #BeatMe, affrontare il maltrattamento delle donne non significa trasformarle in vittime, ma riconoscere che sono persone resilienti, impegnate e piene di talento che non possono fare altro che suscitare il nostro rispetto e la nostra ammirazione.

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