Con la decisione di proteggere 400mila ettari del Grand Canyon dalle compagnie minerarie, il presidente degli Stati Uniti inizia un’opera di rammendo di una politica ambientale finora contraddittoria.
Come essere a favore della guerra? Fare il pieno di benzina
Esiste un modo molto semplice per sentirsi solidali con la politica energetica statunitense e “complici” della guerra. Basta fare benzina da Esso.
Oggi è possibile per ognuno di noi avere qualcosa in comune
con l’esercito americano, cioè la benzina. Come ci fa sapere
Greenpeace,
alla fine del mese di settembre 2002 è stato stipulato un
accordo tra Exxon Mobil, la più grande multinazionale
petrolifera, e il Dipartimento di Stato della Difesa statunitense
di Donald Rumsfeld . A un prezzo fissato a poco meno di 48 milioni
di euro, la Exxon, che in Europa è proprietaria del marchio
Esso, fornirà carburanti e oli lubrificanti per la marina,
l’esercito, il corpo dei marines, l’aviazione, le basi Nato e tutte
le agenzie facenti capo al Dipartimento. Dunque la Esso
rifornirà anche le basi militari americane e della Nato
presenti sul territorio italiano.
La Exxon in questi anni si è contraddistinta, più di
ogni altra multinazionale, nel sostenere i passi indietro fatti da
Bush sulla politica energetica, tra questi di ritirare gli USA dal
Protocollo di Kyoto e con l’emanazione di un piano energetico
nazionale che punta al rilancio delle attività estrattive e
a un aumento nell’uso di combustibili fossili che porterà
gli USA a incrementare le emissioni di gas serra di circa il 26%
rispetto agli scorsi anni.
Ma la Exxon non è solo accusata di aver finanziato
l’elezione di Bush e di averne dettato la politica energetica. La
compagnia petrolifera investe milioni di dollari in campagne
finalizzate a convincere i consumatori che il riscaldamento globale
non è un fenomeno in corso, e per questo si rifiuta di
investire in energia verde e pulita. Al contrario la Shell e la BP
investiranno ognuna 500 milioni di dollari nei prossimi tre anni in
progetti per l’energia pulita.
Per questi motivi Greenpeace ha lanciato una campagna di
boicottaggio dei prodotti petroliferi a marchio Esso in Gran
Bretagna ed estesasi in USA, Francia, Austria, Germania, e
Australia. E con buoni risultati. Secondo un recente sondaggio
dell’agenzia MORI, nell’arco di un anno, il numero di clienti
inglesi della Esso è sceso di un quarto e circa un milione
di conducenti hanno dichiarato di boicottare la compagnia per la
sua politica riguarda l’ambiente.
Da questa ricerca emerge anche come i consumatori assumano un
atteggiamento premiante verso chi, come la BP, ha deciso di non
disconoscere le proprie responsabilità sui cambiamenti
climatici e sta investendo molte risorse nella ricerca su fonti
rinnovabili. La BP, infatti, è passata da 18% al 21% nelle
preferenze dei guidatori.
Dunque in realtà con ogni pieno di benzina il consumatore,
volendo o no, sostiene una delle due parti.
gabriele garbillo
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