Con la decisione di proteggere 400mila ettari del Grand Canyon dalle compagnie minerarie, il presidente degli Stati Uniti inizia un’opera di rammendo di una politica ambientale finora contraddittoria.
A Durban approvata la road map
La Cop 17 di Durban ha approvato un pacchetto di misure che hanno evitato un fallimento simile a quello di Copenhagen.
Alla diciassettesima Conferenza delle
parti (Cop 17) hanno partecipato
delegati e rappresentanti di governo di quasi 200 paesi.
Sul piatto c’erano tre nodi principali: prolungamento del
Protocollo di Kyoto, adozione di un nuovo accordo globale entro il
2020 e rendere operativo il Fondo verde per il clima (Green Climate
Fund) per aiutare i paesi in via di sviluppo ad adattarsi ai
cambiamenti del clima.
L’accordo
Dopo oltre due settimane di negoziati senza
sosta, a Durban si è riuscito a raggiungere un accordo
all’ultimo minuto. I lavori della diciassettesima Conferenza sul
clima avrebbe dovuto chiudere i battenti venerdì 9 dicembre,
ma per scongiurare l’ennesimo fallimento, i delegati hanno
continuato a discutere senza sosta fino all’alba di domenica 11
dicembre. Questo il risultato.
Un nuovo accordo globale vincolante verrà negoziato a
partire dalla prossima sessione, che si svolgerà in Qatar,
al fine di avere un testo da sottoporre a tutti i 193 stati che
aderiscono all’Unfccc entro il 2015.
Questo accordo dovrà coinvolgere per la prima volta tutti i
grandi produttori di CO2, dagli Stati Uniti alla Cina, passando per
India, Brasile, ma anche Canada e Australia. Ovviamente non
è stata definita la “profondità” dei vincoli di
riduzione dei gas serra che, c’è da giurarci, sarà
fonte di notti insonni per molti delegati negli anni a venire. Una
volta sottoposto alle firme, è previsto che l’accordo entri
in vigore a partire dal 2020.
Kyoto bis
Adesso l’obiettivo principale è prolungare i vincoli del
Protocollo di Kyoto. In questo modo si eviterà quel vuoto
giuridico tanto temuto dall’Unione europea. Il Kyoto bis
fungerà da ponte verso il nuovo trattato, ma non
verrà l’adesione di alcuni paesi industrializzati, come
Canada, Giappone e Russia, che non si sono detti disposti a
sottoscrivere ulteriori vincoli senza l’impegno delle economie
emergenti. In sostanza, il Kyoto bis vedrà l’impegno attivo
da parte dei 27 paesi che aderiscono all’Ue insieme a Svizzera,
Norvegia e Australia (quest’ultima ha aderito solo nel 2007 e per
questo può dare ancora un contributo importante).
Il fondo verde
Infine,
l’ultima decisione presa alla Cop 17 ha riguardato il Green Climate
Fund, il fondo per aiutare i paesi in via di sviluppo ad adattarsi
ai cambiamenti climatici. Via libera alla sua operatività
anche se manca ancora il dettaglio su chi dovrà finanziare
quanto.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Prima di essere declassato a tempesta tropicale, l’uragano Idalia ha causato inondazioni anche lungo le coste atlantiche, colpendo con venti oltre i 150 chilometri orari.
L’appuntamento con la conferenza sul clima di Durban ha scombinato ulteriormente le carte sul tavolo creando un “mappamondo climatico” inedito. Proviamo a mettere un po’ di ordine.
Da quando Elon Musk ha acquisito la piattaforma il numero di esperti di clima che la utilizzavano per arricchire il dibattito scientifico è crollato.
Una giudice del Montana ha dato ragione ai 16 ragazzi tra i 5 e i 22 che avevano fatto causa allo stato per il sostegno dato ai combustibili fossili.
Un team di metereologi e divulgatori italiani ha affrontato una spedizione in Groenlandia per toccare con mano gli effetti dei cambiamenti climatici in una delle regioni cruciali per il futuro del nostro Pianeta.
Nel giorno del suo diploma Greta Thunberg ha partecipato al suo ultimo sciopero scolastico per il clima, là dove sono nati i Fridays for future.
Secondo il primo studio a indagare le cause del crollo della Marmolada, costato la vita 11 persone, l’evento è dovuto in gran parte alle alte temperature.
Il traffico aereo è responsabile del 2,4% delle emissioni di CO2, il che rende urgente l’avvio di azioni concrete da parte del settore per limitare l’impatto dei voli. L’esempio virtuoso di Air Dolomiti.