Le aziende consapevoli dell’importanza della sostenibilità stanno rivedendo le strategie, puntando sulla formazione Esg come pilastro per il futuro. A partire dalle competenze dei dipendenti.
Gianfranco Bologna. Quanta natura abbiamo ancora a disposizione?
Impronta ecologica, ettaro pro-capite, risore naturali. Gianfranco Bologna, direttore scientifico di WWF Italia ci spiega il Living Planet Report.
Il WWF ha presentato in questi giorni il Living Planet
Report e le notizie non sono certo buone.
Sì e vorrei sottolineare che questi sono i risultati che
derivano dall’analisi dell’impronta ecologica, che risulta essere
un indicatore per difetto. Ad esempio non sono presi in
considerazione altri indicatori, come ad esempio la produzione dei
rifiuti, in particolare quelli pericolosi.
Cos’è l’impronta ecologica?
L’impronta ecologica cerca di tradurre in numeri quanto noi
utilizziamo delle risorse naturali a disposizione, dalla pesca alle
foreste, al suolo e lo traduce in ettaro pro-capite. Ecco
così che ogni nazione del mondo possiede la propria.
Nel Rapporto si legge che se le cose dovessero continuare
così avremmo bisogno di due pianeti?
Sì, nel 2050 addirittura tre. È
qui che viene la parte più interessante. Nel 2012 infatti si
terrà la seconda conferenza di Rio, vent’anni dopo la prima, e
la situazione dopo tutto questo tempo, non fa che peggiorare.
È questa una gravissima perdita di tempo che non possiamo
più permetterci. Stiamo superando i cosiddeti effetti
soglia, ovvero la goccia che fa traboccare il vaso. Studi del
genere aiutano a capire come è possibile impedire tutto
questo.
Ad esempio?
Il segnale più interessante è forse quello che arriva
dal mondo economico, da persone cioè non legate al mondo
dell’ambientalismo. Oggi infatti si inizia a parlare, anche a
fronte della crisi economica, della necessità di cambiare rotta. Un esempio su tutti è il
calcolo del prodotto interno lordo, un indicatore che non dice
tutta la verità sull’intero ciclo di vita di un prodotto.
Non viene infatti calcolato il vero prezzo ecologico del prodotto
stesso. Ecco siamo di fronte a un inizio di modificazione di certi
meccanismi economici, che in futuro potrebbero tenere conto della
natura.
Nel Rapporto si legge che il flusso di azoto sta
esplodendo. Cosa significa?
Che c’è in atto una modificazione del ciclo biologico
classico. Purtroppo come specie stiamo mobilizzando azoto in misura
doppia a quello naturale. Ad esempio utilizzando grosse
quantità nei fertilizzanti industriali. In questo senso
è stato calcolato come l’intervento umano abbia le
caratteristiche di un intervento geologico, quindi un grande
sconvolgimento che in natura matura in milioni di anni.
L’Italia quanto impatta sull’ambiente a livello
mondiale?
Il nostro Paese ha un impronta molto significativa.
Francamente dovremmo ridurla. Ed è inevitabile che sia
così. Il vero futuro sarà arrivare a dei negoziati
internazionali che calcolino la quota di consumo di natura che ogni
umano può e dovrebbe utilizzare, o meglio che ha a
disposizione. Non è più accettabile che ci sia una
così grossa disparità tra le varie nazioni.
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