Caccia illegale di balene, navi giapponesi sorprese da Sea Shepherd nel santuario australiano

L’organizzazione conservazionista ha intercettato la flotta baleniera giapponese nel santuario delle balene nell’Oceano Antartico, area in cui è vietata la caccia ai cetacei.

A dispetto dell’ostilità dell’opinione pubblica mondiale, delle leggi, delle multe e perfino della disapprovazione della maggior parte del popolo giapponese, il Giappone continua ad uccidere balene, perpetuando un’usanza tanto anacronistica quanto crudele.

Balena uccisa dalla flotta giappnese nel santuario dei cetacei australiano
Balenottera minore senza vita fotografata sul ponte della baleniera giapponese Nisshin Maru dall’elicottero della nave di Sea Shepherd MY Steve Irwin (Photographer: Sea Shepherd Global / Glenn Lockitch)

Profanato (ancora) il santuario dei cetacei

La flotta baleniera giapponese, salpata lo scorso 18 novembre dal porto di Shimonoseki con l’obiettivo di cacciare 333 balenottere minori (Balaenoptera acutorostrata) dell’Antartide, si è diretta nell’Oceano Antartico, all’interno del santuario dei cetacei australiano. Quest’area di 50 milioni di chilometri quadrati che circonda l’Antartide è particolarmente delicata per i cetacei, la maggior parte della balene del mondo si alimenta infatti in queste acque, ed è stata designata santuario nel 1994 dalla Commissione baleniera internazionale (Iwc).

Giappone al di sopra della legge

I giapponesi contestano però la legalità del santuario e non riconoscono la sovranità dell’Australia sulle acque in questione, uccidendo regolarmente balene al suo interno, nonostante la Corte Federale Australiana abbia già multato una società baleniera giapponese per aver cacciato all’interno del santuario.

Baleniera della flotta giapponese
La flotta baleniera giapponese, sotto il nome ingannevole di “caccia ai fini scientifici”, uccide centinaia di balene ogni anno all’interno del santuario antartico dei cetacei (Photographer: Sea Shepherd Global / Glenn Lockitch)

Sea Shepherd sorprende le baleniere nel santuario

Dopo cinque settimane di pattugliamento nell’Oceano Antartico, Sea Shepherd, l’organizzazione conservazionista che si batte per contrastare il massacro delle specie selvatiche che popolano gli oceani, ha individuato la nave della flotta baleniera giapponese all’interno del santuario australiano. Sul ponte della baleniera si vede il corpo senza vita di una balenottera minore, la prima documentata dal 2014, anno della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che ha respinto il programma di “ricerca scientifica” presentato dal Giappone, rendendo illegale a tutti gli effetti la caccia alle balene.

Il Giappone prova a occultare le prove, ma è troppo tardi

La baleniera Nisshin Maru è stata avvistata dall’elicottero della nave di Sea Shepherd MY Steve Irwin lo scorso 15 Dicembre e non appena l’equipaggio della nave ha visto l’elicottero ha coperto la balena con un telone e cercato di occultare gli arpioni. “Gli assassini di balene della Nisshin Maru sono stati sorpresi con le mani rosse mentre uccidevano balene nel santuario dei cetacei australiano – ha dichiarato Adam Meyerson , capitano della nave Ocean Warrior di Sea Shepherd. – La Steve Irwin ha interrotto le loro azioni illegali e li ha colti mentre cercavano di nascondere l’evidenza”.

Balena uccisa coperta da un telo
Quando l’equipaggio della baleniera intercettata ha notato l’elicottero di Sea Shepherd ha provato a nascondere il corpo della balenottera uccisa illegalmente con un telo blu, ma era troppo tardi (Photographer: Sea Shepherd Global / Glenn Lockitch)

L’Australia prenda contromisure

In attesa che l’Australia commenti l’accaduto e che si tuteli contro la violazione delle proprie acque territoriali da parte delle baleniere giapponesi, il direttore di Sea Shepherd Australia, Jeff Hansen, lamenta una colpevole mancanza di fermezza da parte del proprio governo. “La mancanza di azione del governo Turnbull mentre balene vengono uccise in acque australiane, proprio il giorno dopo che il primo ministro del Giappone era in visita di stato in Australia, evidenzia che il governo non ha spina dorsale nel rispettare la volontà degli australiani di difendere il santuario dei cetacei”.

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