Si chiamava Saly, aveva cinque anni. Nello scatto vincitore del World press photo 2024, il concorso di fotogiornalismo più importante al mondo, non si vede un centimetro del suo corpo senza vita. E non si vede nemmeno il volto della zia, Ines Abu Maamar, che lo stringe forte a sé. Mohammad Salem, fotografo dell’agenzia Reuters,
Il premio Right livelihood 2015 all’uomo che non ha paura della guerra
Da più di venticinque anni si impegna incessantemente ad aiutare “le vittime della guerra dell’ingiustizia”, dal 1994, anno in cui ha dato vita all’organizzazione non governativa Emergency, offre cure mediche gratuite e di qualità a chiunque ne abbia bisogno. Senza alcuna distinzione, senza guardare al colore politico, alle idee, alla religione, “continuando a denunciare senza
Da più di venticinque anni si impegna incessantemente ad aiutare “le vittime della guerra dell’ingiustizia”, dal 1994, anno in cui ha dato vita all’organizzazione non governativa Emergency, offre cure mediche gratuite e di qualità a chiunque ne abbia bisogno. Senza alcuna distinzione, senza guardare al colore politico, alle idee, alla religione, “continuando a denunciare senza paura le cause della guerra”. Per questi motivi e per la sua immensa umanità offerta senza paura, il chirurgo Gino Strada ha ricevuto il Right livelihood award 2015, il premio noto come “Nobel alternativo” che ogni anno onora e sostiene “le persone che offrono risposte pratiche ed esemplari alle maggiori sfide del nostro tempo”. È la prima volta che viene premiato un italiano.
Oggi Emergency gestisce oltre 60 ospedali, cliniche e posti di primo soccorso, spesso in collaborazione con le autorità locali, sempre con l’obiettivo di formare gli operatori locali trasferendo conoscenze e strumenti. In 21 anni di attività l’ong ha curato più di sei milioni di persone. Presidente di Emergency è Cecilia Strada, figlia di Gino e Teresa Sarti, presidente dalla fondazione dell’organizzazione fino alla sua scomparsa avvenuta nel settembre del 2009.
Oltre a Gino Strada, sono stati premiati anche Sheila Watt-Cloutier, canadese, “per il lavoro di una vita per proteggere gli inuit dell’Artico e per difendere il loro diritto a mantenere i propri mezzi di sussistenza e la propria cultura, gravemente minacciati dai cambiamenti climatici”. Poi Kasha Jacqueline Nabagesera, ugandese, “per il suo coraggio e la sua perseveranza, malgrado la violenza e la minaccia, nella difesa del diritto delle persone lgbt di vivere una vita libera dal pregiudizio e dalla persecuzione”. I tre premiati si dividono anche l’assegno volto a sostenere le loro attività pari a tre milioni di corone svedesi, circa 320mila euro.
Infine il premio onorario è andato a Tony De Brum e al popolo delle isole Marshall “in riconoscimento alla loro visione e al loro coraggio nell’intraprendere un’azione legale contro le potenze nucleari che non rispettano l’impegno al disarmo, assunto con il Trattato di non proliferazione nucleare”. La cerimonia ufficiale si tiene il 30 novembre a Stoccolma, capitale della Svezia. Il premio Right livelihood è stato fondato nel 1980 e i premiati vengono annunciati ogni anno al parlamento svedese. Solo quest’anno le proposte esaminate sono state 128 provenienti da 53 paesi.
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