Si chiamava Saly, aveva cinque anni. Nello scatto vincitore del World press photo 2024, il concorso di fotogiornalismo più importante al mondo, non si vede un centimetro del suo corpo senza vita. E non si vede nemmeno il volto della zia, Ines Abu Maamar, che lo stringe forte a sé. Mohammad Salem, fotografo dell’agenzia Reuters,
Jellyfish eyes, un dopo Fukushima fantasy
All’anteprima europea di Jellyfish eyes, Takashi Murakami si è presentato con un cappello a forma di medusa. Parlando del suo primo lungometraggio (ma Murakami è impegnato già nella lavorazione del seguito), presentato in occasione della mostra a lui dedicata visitabile al Palazzo Reale di Milano dal 24 luglio al 7 settembre, l’artista giapponese ha detto
All’anteprima europea di Jellyfish eyes, Takashi Murakami si è presentato con un cappello a forma di medusa. Parlando del suo primo lungometraggio (ma Murakami è impegnato già nella lavorazione del seguito), presentato in occasione della mostra a lui dedicata visitabile al Palazzo Reale di Milano dal 24 luglio al 7 settembre, l’artista giapponese ha detto “Forse non so nemmeno io cosa volevo dire con questo film, devo ancora scoprirlo”.
Di sicuro, forte è il ricordo di Fukushima. La pellicola, che in Giappone è già stata presentata nel 2013, racconta di un ragazzino, Masashi, che si trasferisce con la madre in un “evacuation center” lontano dalla zona contaminata. Il papà non c’è perché, si scoprirà poi, è morto durante l’incidente.
Qui, lontano dalla zona del disastro, ma vicino a un misterioso laboratorio, dove uomini incappucciati fanno esperimenti su un’altrettanto misteriosa energia negativa che consentirebbe il controllo dei disastri naturali, Masashi diventa amico di una strana medusa volante.
Nella nuova scuola, però, non è il solo ad avere un amico speciale invisibile agli adulti… e così tra sogni di meduse (vere) radioattive e onde di tsunami, duelli tra animaletti elettronici (che ricordano tanto i Pokemon), mostri giganti alla Godzilla, momenti di tenerezza, sette religiose catastrofiste e sedicenti scienziati politicamente molto scorretti, Masashi si troverà ad affrontare un altro disastro quasi peggiore del primo.
Gli “animaletti” Luxor e Kurage-bo alla prima giapponese del film. Foto ©Stefanie Keenan/Getty Images
Il film Jellyfish eyes, a metà tra la sci-fi e il fantasy, sembra quasi catartico, un modo onirico e tutto giapponese (non a caso, Murakami ha lavorato e risente dell’influenza del celeberrimo Miyazaki) di affrontare il periodo post-Fukushima e prendere coscienza del fatto che i disastri non li provocano solo gli uomini (Hiroshima e Nagasaki), ma anche la natura, che diversamente dai primi è totalmente incontrollabile.
Anche la mostra, allestita nella grande sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, riprende gli stessi temi con grandi disegni che sembrano un po’ catastrofici e un po’ pop. Le opere di Murakami sono già state esposte e riprese nelle maggiori gallerie del mondo.
La proiezione del 24 luglio, gratuita fino ad esaurimento posti, è prevista per le ore 20.00 all’Apollo Spazio Cinema di Milan0, Galleria De Cristoforis.
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