Con la decisione di proteggere 400mila ettari del Grand Canyon dalle compagnie minerarie, il presidente degli Stati Uniti inizia un’opera di rammendo di una politica ambientale finora contraddittoria.
La Cina ci porta a un nuovo record di CO2
Le emissioni di CO2 a livello globale nel 2011 sono cresciute come mai prima nella storia. Sono aumentate di un miliardo di tonnellate (1 Gt) soprattutto a causa di carbone, petrolio e gas naturale.
Il nuovo record è dovuto alla Cina. Le
emissioni di Pechino sono cresciute del 9,3 per cento
nel 2011 rispetto all’anno precedente portando l’aumento globale al
3,2 per cento, nonostante la leggera flessione di Europa e Stati
Uniti.
Sono questi i dati più importanti del nuovo rapporto
dell’International
energy agency (Iea) che non lascia spazio a dubbi.
Bisogna fare qualcosa, tutti insieme, per evitare che la
concentrazione di CO2 in atmosfera superi il punto di non ritorno.
Secondo gli esperti per non superare l’aumento
di due gradi celsius della temperatura media globale,
bisogna raggiungere 44 miliardi di tonnellate (44 Gt) entro il 2020
per poi iniziare a decrescere. Oggi abbiamo toccato quota 31,6
miliardi (31,6 Gt).
I principali indiziati, ovviamente, sono i combustibili
fossili: carbone (responsabile per il 45 per cento), petrolio (35
per cento) e gas naturale (20 per cento). Secondo Fatih Birol, capo
economista dell’Iea, il tempo rimasto per discutere è
ridotto all’osso se si vogliono evitare effetti devastanti sul
clima. Anzi, secondo il rapporto di Jorgen Randers della
BI Norwegian
Business School di Oslo, il punto di non ritorno
verrà certamente superato nel 2052.
I delegati di 180 paesi si sono riuniti proprio in questi
giorni a Bonn,
in Germania, per lavorare sull’accordo globale da scrivere e da
sottoporre alle firme entro il 2015. Il conto alla rovescia
è già cominciato.
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