Chi inquina paga: 15 proposte di Legambiente per una finanziaria green

La legge di bilancio che il governo sta preparando non spinge abbastanza sulla green economy, sulla sostenibilità, sull’innovazione. Insomma: a parte la conferma della misura dell’ecobonus, non prende in considerazione l’ambiente. E’ per questo motivo che Legambiente ha stilato un elenco di 15 proposte che, se accolte e integrate in parlamento, potrebbero fare di quella

La legge di bilancio che il governo sta preparando non spinge abbastanza sulla green economy, sulla sostenibilità, sull’innovazione. Insomma: a parte la conferma della misura dell’ecobonus, non prende in considerazione l’ambiente. E’ per questo motivo che Legambiente ha stilato un elenco di 15 proposte che, se accolte e integrate in parlamento, potrebbero fare di quella per il 2017 una vera e propria “finanziaria green” in cui, come ha spiegato alla Camera la presidente Rossella Muroni “l’ambiente passi da essere visto come un costo a essere una possibilità”. Quindici punti per tre strategie-chiave, delineati secondo 5 diverse direttrici principali.

Economia circolare

La prima direttrice è quella dell’economia circolare: per svilupparla degnamente la legge di bilancio dovrebbe fissare un canone minimo in tutta Italia per l’attività estrattiva (per esempio del marmo) con l’obiettivo di spingere il recupero e riuso dei materiali già lavorati; rimodulare l’Iva su beni e prodotti, attraverso aliquote differenziate tra il 4 e il 22% sulla base di trasparenti criteri ambientali e (per quanto riguarda i rifiuti) penalizzare lo smaltimento in discarica per spingere il riciclo. In particolare, il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, si sofferma sulla questione Iva: “Va rimodulata in base a quanto è inquinante il prodotto: introduciamo il concetto del ‘chi inquina paga’, creeremo una filiera virtuosa. Non si capisce perché oggi paghiamo la stessa Iva per beni dall’impatto differente”.


Beni comuni

La seconda direttrice riguarda i beni comuni. L’acqua è il primo esempio, ma anche le spiagge: anche in questo caso le concessioni hanno canoni stracciati, spiega Zanchini. “Un litro di acqua in bottiglia arriva a costare fino a 3 euro, il canone di concessione è di 0,1 centesimi per litro. Nel nostro paese sussistono rendite ambientali insopportabili, basate su assurdi canoni di concessione bassissimi: intervenire sui canoni ci porterebbe 2 miliardi subito”.

Riqualificazione edilizia

La terza direttrice punta innanzitutto sulla revisione dell’ecobonus del 65 percento (“che porterà quest’anno investimenti per 29 miliardi di euro e 436 mila nuovi posti di lavoro” sottolinea Ermete Realacci,  che alla Camera presiede la commissione Ambiente) per la riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio edilizio, che ha già funzionato bene lo scorso anno: gli incentivi vanno legati non solo al miglioramento delle prestazioni energetiche ma anche all’adeguamento antisismico degli immobili. Ma l’ecobonus da solo non basta: per Legambiente bisogna anche istituire un fondo nazionale per le bonifiche, creare opportunità per la gestione del patrimonio boschivo e per il recupero di terreni agricoli abbandonati, tutelare il consumo del suolo, punto sul quale è d’accordo anche Stefano Masini, responsabile ambiente e territorio di Coldiretti: “la legge sul suolo giace al Senato da tempo, iniziamo almeno ad attivare la parte che impedisce la cementificazione, lavorando piuttosto nelle città per fare più bello e sicuro il tessuto urbano già esistente”.

Legambiente propone una manovra basata sull'ambiente
Legambiente propone una manovra basata sul ‘chi inquina paga’

 

Clima ed energia

La quarta direttrice riporta al criterio del “chi inquina paga”: è necessario, secondo la finanziaria green di Legambiente, rimodulare le accise sui prodotti energetici sulla base di criteri ambientali; in questo modo si potrà così disincentivare l’uso delle più inquinanti centrali a carbone, spingendo le fonti rinnovabili e rendendo competitive anche le più moderne e meno inquinanti centrali a gas. Poi va abolito ogni tipo di royalties sulle trivellazioni e rivista la fiscalità sull’autoconsumo da fonti rinnovabili in modo da spingere investimenti nelle energie pulite: “Dobbiamo favorire l’autoproduzione, che valga per privati e imprese – spiega Realacci – E’ una partita culturale e sociale, fermata finora da ridicoli veti”.

Mobilità sostenibile

L’ultimo punto è legato ai trasporti e mira a spostare le risorse dalla strada al ferro e premiare gli investimenti in innovazione. Anche qui andrebbe rivista la fiscalità sui carburanti e la tassa di possesso dell’automobile sulla base delle emissioni, per spingere innovazione e mobilità sostenibile; cancellare i sussidi al settore dell’autotrasporto e abolire le proroghe delle concessioni autostradali legate a progetti di nuove tratte autostradali, affidandosi a gare per contratti di durata breve. Politiche rispetto a cui il nuovo piano industriale di Ferrovie dello Stato, che ha deciso di puntare sul settore dei bus, va in forte controtendenza: “Il piano di Fs non va bene – tuona Agostino Re Rebaudegno, presidente di Assorinnovabili -servirebbe piuttosto un rinforzo significativo dei treni regionali con almeno 600 nuovi vettori. Siamo dietro a tutti i grandi paesi europei nelle linee su ferro e dovremmo smetterla di investire sulla gomma”.

Riassumendo all’estremo, il senso del documento di Legambiente è uno e lo riassume la presidente Muroni: “Spostare la tassazione dal lavoro al consumo di risorse ambientali”. Ma l’idea sarà presa in considerazione? La prima risposta è arrivata dal ministero dello Sviluppo economico, che ricorda come nel pacchetto ‘industria 4.0’ ci sono già strumenti a sostegno di investimenti in digitalizzazione, ricerca e sviluppo e che il nuovo ecobonus si concentrerà solo sugli strumenti che hanno portato realmente benefici sull’edilizia. Ma l’argomento rinnovabili, anticipano, “non hanno un impatto diretto sul bilancio pubblico” e quindi non entreranno nella legge di bilancio.

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