L’incendio che devastò la Città della Scienza di Napoli

Era il 4 marzo 2013 quando delle fiamme altissime appiccate su più punti devastarono il Science Center. Oggi quel polo rinasce, più grande di prima.

Un giorno che è ancora vivo nella nostra memoria. Un atto criminale che ha devastato il polo per la divulgazione scientifica più importante d’Europa. Un atto che mandò in fumo il sogno di molti di fare di Napoli l’ombelico culturale e scientifico del nostro Paese.

 

Furono quattordicimila i metri quadri distrutti in poco tempo, divorati dal fuoco che, si seppe dai rilievi della scientifica, fu appiccato in otto diversi punti. Nei giorni successivi furono ritrovate anche alcune taniche di benzina. Una vera e propria operazione chirurgica.

 

 

 

Immediatamente dopo la commozione, subito ci si chiese il “perché” di quell’atto. Molti puntarono sul valore simbolico di un’azione tale, volta a oscurare quel salto culturale, quella voglia di rilancio che la criminalità organizzata vuole sopire sul nascere.

 

Ad oggi l’unico indagato rimane un custode che, come riportato da La Stampa, pare sia “caduto in contraddizione nel confronto diretto con un suo collega, tutti e due in servizio quella notte. Iscritto sul registro degli indagati dai pm Del Prete e Teresi per incendio doloso aggravato dall’aver favorito l’associazione camorristica”.

 

La solidarietà. Il dolore e lo sdegno lasciò presto spazio alla solidarietà e alla corsa per quella che fu una raccolta fondi dai tempi record. Ciò permise allo Science Center di riaprire il 10 aprile 2013, in forma evidentemente ridotta e naturalmente simbolica.
Il 30 ottobre, dopo un anno e sette mesi, la Città della scienza torna pian piano al suo splendore, ospitando una mostra dedicata al mare, quel mare dal quale, forse, arrivarono i piromani durante la sera di lunedì 3 marzo 2013.

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