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Ascesi: fare del corpo “una casa per l’anima”
E’ vero asceta colui che sa vivere in armonia la sua duplice dimensione spirituale e corporea, trovando il giusto equilibrio tra anima e corpo.
Diogene Laerzio – vissuto nel III secolo d. C. e autore di una
fondamentale opera storica sui filosofi greci – ci dice che: “Il
dio Febo fece nascere per gli uomini due medici: Asclepio per la
cura del corpo, Platone per la cura dell’anima.”
Se è vero che una importante componente del pensiero greco,
soprattutto quella platonica, vede il corpo solo come una sorta di
“tomba” per l’anima, nel nostro contesto, invece, il messaggio di
Diogene Laerzio ci aiuta ad esplorare con maggiore attenzione il
tema dell’ascesi.
Pratica la vera ascesi, colui che sa guardare all’intero della
propria persona, come compiuta sintesi di anima e corpo.
Esercitare il proprio corpo alla salute, rinunciando al superfluo e
a ciò che è nocivo, curare la propria forma
esteriore, in armonia con quella interiore, costituisce il monito
per chiunque voglia essere vero medico di se stesso.
L’asceta, infatti, si può configurare anche come un medico,
capace, grazie ad una serie di abilità, di tecniche, di
conoscenze – acquisite con lunghi esercizi – di lottare, talvolta
anche con successo, contro gli ostacoli dolorosi
dell’esistenza.
Lo stesso cristianesimo, se correttamente interpretato, invita a
curare anche il corpo, inteso non più come “tomba”, ma come
“tempio”, “scrigno prezioso” dell’anima.
Rinunciare al corpo, perciò, vuol dire fare esercizio per
sopprimere ciò che lo danneggia, lo ferisce, ma anche lo
“gratifica” in modo superficiale, qualora si badi solo
all’apparenza.
L’asceta sa – grazie ad un raffinato esercizio esistenziale – come
il rapporto tra ciò che siamo fuori e ciò che siamo
dentro, pur nella finitezza della nostra condizione umana, sia
frutto, invece, di una serie feconda di pratiche e abilità,
dove mente e corpo sono figure interagenti.
L’ascesi è, in definitiva, un’arte del vivere, dove
rinunciare non significa reprimere, curare la salute del corpo non
significa badare solo ad avere “forme armoniche” , e dove l’anima
si sente veramente “a casa” nel proprio corpo.
Fabio Gabrielli
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