Cranberry per combattere la cistite

La bacca rossa del cranberry favorisce il benessere delle vie urinarie grazie alle proantoaianidine A

Dolore al basso ventre, bruciore e stimolo frequente ad urinare: questi sono i sintomi più comuni della cistite, un disturbo prevalentemente femminile – l’80 per cento delle donne ne ha sofferto almeno una volta e una su cinque può incorrere in più episodi – e che non conosce stagione: può colpire d’inverno, quando l’organismo ha un calo delle difese, ma anche durante l’estate. Come combattere questo fastidio?

Il primo consiglio utile è bere 2 litri al giorno di acqua oligominerale e mangiare cibi che possono acidificare le urine come prugne, limoni e mirtilli. In questi ultimi anni si è rivelato molto utile anche l’uso di una particolare bacca della famiglia dei mirtilli: il mirtillo rosso americano, meglio noto come cranberry.

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Cos’è il cranberry e come agisce

Il cranberry (Vaccinium macrocarpon) è un piccolo arbusto originario del Nord-America che cresce nei terreni marginali e paludosi. Il frutto è ricco di sostanze zuccherine, acidi organici ma soprattutto di polifenoli, tra cui le Proantocianidine (Pac). Queste sostanze hanno la capacità di impedire ai batteri, in particolare agli Escherichia coli, principali responsabili della cistite, di aderire alla mucosa della vescica, evitando in questo modo la loro crescita e quindi lo sviluppo dell’infezione.

Non tutte le Pac sono però efficaci sugli Escherichia coli: solo le Proantocianidine di tipo A, caratteristiche del cranberry, svolgono un’attività riconosciuta nei confronti del batterio, mentre quelle di tipo B, che si trovano anche in altre specie vegetali, non risultano attive.

Per questo è importante avere un fitocomplesso – cioè un estratto da una pianta o parte di essa contenente un insieme di sostanze con attività funzionale all’organismo – ricco di Proantocianidine di tipo A. La conoscenza della composizione dettagliata dei fitocomplessi è affidata alle indagini analitiche condotte sugli estratti con strumentazioni sempre più precise e raffinate, che riescono a determinare il titolo delle Proantocianidine totali ma, soprattutto, identificano e quantificano le Proantocianidine A rispetto a quelle di tipo B.

 

A cura di Bios Line

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