Il pianista di Yarmuk

Nel 2002 Roman Polanski dirige Il pianista, film tratto dal romanzo autobiografico omonimo di Władysław Szpilman, pianista ebreo che racconta la vita e la sopravvivenza nel ghetto di Varsavia durante la seconda guerra mondiale. Il film vince la Palma d’oro al Festival di Cannes e tre Oscar (fra cui quello come migliore regia), ha un

Nel 2002 Roman Polanski dirige Il pianista, film tratto dal romanzo autobiografico omonimo di Władysław Szpilman, pianista ebreo che racconta la vita e la sopravvivenza nel ghetto di Varsavia durante la seconda guerra mondiale. Il film vince la Palma d’oro al Festival di Cannes e tre Oscar (fra cui quello come migliore regia), ha un grande successo e viene distribuito in tutto il mondo. La storia di Władysław arriva così fino a Yarmuk, in Siria, dove il giovane Ayham Al-Ahmed, pianista e musicista amante di Hydn e jazz arabo, se ne innamora.

 

Yarmuk è un distretto a otto chilometri a sud dal centro di Damasco, diventato col tempo un campo profughi “non ufficiale”: la più grande comunità in Siria di palestinesi fuggiti da Israele. Migliaia di profughi vi hanno vissuto per decenni (nel giugno 2002 i rifugiati registrati erano 112,550) proprio come migliaia di ebrei hanno vissuto in quel ghetto di Varsavia raccontato da Władysław.

 

https://www.youtube.com/watch?v=cT6DsVnwraI

Ma nel 2011 in Siria scoppia la guerra civile e Yarmuk rimane un lembo di terra imprigionato fra i ribelli e l’esercito siriano. Per molte settimane riname isolato anche dagli aiuti umanitari delle Nazioni Unite. Trovare da mangiare diventa sempre più difficile e i bombardamenti sempre più pressanti. Così, delle 150.000 persone che vivevano a Yarmouk, ora ne rimangono solo 18.000: molte famiglie sono, infatti, scappate. Alcune sono anche ritornate a Gaza.

 

Ma non quella di Ayham Al-Ahmed. Lui vive ancora lì e non ha perso la voglia di suonare, che in questo caso significa anche regalare qualche minuto di bellezza agli abitanti del campo. Tutte le mattine, da quando nel 2013 ha fondato The Youth Troupe Yarmuk, trasporta il suo vecchio pianoforte rovinato in mezzo alle strade del campo e comincia a suonarlo, circondato dalle rovine – proprio come in una scena del film di Polanski da lui tanto amato – accompagnato da un coro di amici  che cantano la vita nel campo.

 

pianista

 

In un’intervista alla AFP, Ayham dice: “Era importante per uscire dalla disperazione che stavamo vivendo”. Quando suona, infatti, sente che “c’è ancora qualcosa di buono in questa vita”. Anche il padre di Ayham, violinista cieco di 62 anni, aveva iniziato a suonare con la troupe finchè, però, la sua malattia non si è aggravata a causa della malnutrizione. È molto orgoglioso di suo figlio: “La musica è un linguaggio universale, un passaporto per raggiungere gli altri” afferma. In questi giorni sui social (il gruppo ha anche una pagina Facebook) si è anche diffuso il video della canzone “Brother, we miss you in Yarmuk” che parla di coloro in esilio dal campo e descrive la storia di tutti quei siriani che sono stati sfollati dalle loro case per diventare rifugiati – circa nove milioni di cittadini.

 

In passato, quando Yarmuk era in mano degli estremisti, Ayham ha pensato di lasciar perdere tutto. “Mi hanno intimorito dicendo che mi avrebbero spezzato le dita delle mani e per questo suono presto al mattino, quando loro (gli estremisti) ancora dormono”. Secondo alcuni correnti di pensiero fondamentaliste, infatti, la musica è vietata perché prodotto del demonio. Poi gli estremisti si sono ritirati e Ayham ha potuto ricominciare a suonare.

Ma, nonostante tutto quello che ha dovuto subire, il pensiero di Ayham resta uno solo: “Il nostro messaggio è vivere senza pallottole e solo di musica”. Il suo sogno: poter diventare, un giorno, direttore d’orchestra.

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