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Moni Ovadia. Riflessioni e umorismo… in cucina!

Moni Ovadia, scrittore, musicista e attore teatrale. Ci ha parlato di alimentazione, ambiente, lettura… e delle sue “doti” culinarie!

In cucina ci si confida, si parla. Spesso nell’intimità di
questo spazio, davanti a un piatto appetitoso, o davanti a una
tazza di the, ci si dice ciò che nella fretta passa in
secondo piano. Quante volte succede, vero? Ecco, proprio a partire
dalla cucina, abbiamo chiesto a Moni Ovadia di parlarci un po’di
sé…


Il suo ultimo libro “Il conto dell’ultima cena” è una sorta
di viaggio alla ricerca di un’etica del cibo. Come è nata
questa ispirazione?

Il tema dell’alimentazione non violenta e soprattutto del
rispetto per gli esseri viventi e per la natura mi coinvolge ormai
da molto tempo, da quando ho preso coscienza di quanta
brutalità ci sia negli allevamenti industriali e in generale
nei macelli, ma anche nel rapporto con la natura in generale; noi
abbiamo brutalizzato violentemente e continuiamo a violentare
questo Pianeta. Per essere onesto questo non è un libro che
avevo in mente di fare, è stato Gianni Di Santo a propormi
una collaborazione. E allora ho detto ma sì perché no
, così posso mettere la mia perorazione vegetarianista, ma
non solo, una riflessione su un’alimentazione consapevole, su un
altro rapporto fra noi, gli animali, la natura, gli animali sono
nostri compagni di viaggio in questo pianeta, sono esseri viventi,
soffrono al di là della nostra capacità di
comprendere molto più di quanto pensiamo. Allora alimentarsi
inducendo atrocità e sofferenze è veramente una
perversione grave che ci porta a pervertire noi stessi ed è
contro noi stessi. Ho messo proprio in testa al libro l’epigrafe di
Einstein che dice che l’unica possibilità che abbiamo di
vivere in pace su questo pianeta è avviarci verso una dieta
vegetariana, e questo è uno che ne sapeva qualcosa. Il libro
è un librino che spazia anche sui paradossi
dell’alimentazione nel mondo ebraico in particolare nell’etica
ebraica e quindi anche con spunti umoristici e anche incursioni
personali nella storia della cultura alimentare della mia famiglia
o del mondo da cui provengo.

 

Nel libro dice di non essere un bravo cuoco, ma di
apprezzare i sapori e le gioie della buona cucina. Qual è il
suo piatto preferito?

O difficile a dirlo… Un piatto preferito… farei
torto ad altri piatti se ne dicessi uno! Ci sono molte cose che io
amo, moltissime. Non sono un buon cuoco, sono una catastrofe
proprio! Infatti mi sono fatto fare un grembiule da cucina, uno per
mia moglie uno per me. Sul mio c’è scritto “Moni il re delle
uova bollite” e per mia moglie invece ho scritto “Just the top”;
Elisa è semplicemente il massimo, mia moglie è una
cuoca straordinaria, anche perché è in grado di
imbastire un pranzo con la velocità di Superman ed è
sempre squisito, leggero e straordinario. Piatto preferito? No,
però posso dire che ho una predilezione quasi morbosa, sia
detto con un po’di humour, per i dolci.

 

Lei prima ha detto di essere vegetariano. E’
innanzitutto una scelta etica?

Etica e dietetica. Io sono profondamente persuaso che sia
un’alimentazione immensamente più sana. Le posso dire che il
Professor Veronesi, credo anche lui sia vegetariano, mi ha detto
“è la cosa migliore che hai fatto per la tua salute” e
ancora una volta parliamo di uno che la sa lunga.

 

Quale rapporto ha con i libri e cos’è per lei
la lettura?

Io sono ebreo, vengo dal popolo del libro. Un libro cambia la
vita. Un libro determina, un libro schiude interi universi, non
uno. Ma molti universi, umani etici. Apre abissi. Un libro
può avere anche risultati negativi incendiari, non è
solo in positivo, se pensiamo al “Mein Kampf” di Hitler, a cosa ha
scatenato. Avere rapporti con i libri crea in un uomo
consapevolezza, ricchezza interiore. Naturalmente ci sono libri e
libri. Ci sono dei libri che non sono dei libri, ci sono i grandi
libri e poi dei libri gradevoli, piacevoli, intelligenti,
spiritosi. Io non mi considero uno scrittore, mi considero uno che
scrive, è una cosa diversa. I libri hanno determinato le
epoche della storia dell’umanità, la Bibbia, il Vangelo e il
Corano ne sono la prova. Quindi cosa fa un libro? Cambia
completamente gli spazi, i tempi, i modi.

 

Cosa fa nella vita di tutti i giorni per il rispetto
della Terra e dell’ambiente?

Io cerco di attenermi a tutto ciò che è
possibile, intanto cerco di partecipare quotidianamente con ogni
tipo di manifestazione del pensiero, a parte i gesti. Noi abbiamo
una proposta di raccolta differenziata dei rifiuti. La faccio anche
se so che magari serve a poco nel momento in cui la sto facendo,
perché bisogna pur iniziare da qualche parte. Cerco di
essere molto meticoloso, cerco di non fare nulla che devasti il
pianeta, di non inquinare a nessun titolo e in nessun modo, faccio
tutto ciò che mi è possibile anche nella mia piccola
vita quotidiana. Però anche io sono impegnato in battaglie
costanti, per esempio la cosa più forte che sto facendo in
questo momento è la difesa dell’acqua pubblica, cioè
del diritto universale all’acqua e che l’acqua non venga
privatizzata perché questi sono processi che devastano
proprio l’idea stessa di natura perché pensare che risorse
naturali siano un bene privato, risorse come l’acqua, come l’aria,
come i boschi è già un attacco gravissimo alla salute
della natura perché quando subentra la logica del profitto
si devasta tutto. Io mi batto costantemente e continuamente contro
questa logica sciagurata di voler sottoporre al profitto anche le
risorse naturali così preziose come l’acqua.

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