La metodologia olistica, alleati e sintomi, parte 4

Scoprirai così che, in ogni sintomo dimora un alleato, colmo di un potenziale creativo che anela ad esprimersi, scorgerai in ogni avversità il positivo

Alleati, non sintomi.
Scoprirai così che, in ogni sintomo dimora un alleato, colmo
di un potenziale creativo che anela ad esprimersi. Scorgerai in
ogni avversità il volto benevolo dell’esistenza che ti
sussurra amorevole le qualità da risvegliare. Riconoscerai
in ogni malattia ‘altro che una richiesta d’amore.

Accettare, invece di… combattere
Imparerai allora a deporre le armi. A fare l’amore e non la
guerra.
L’osservazione consapevole delle onde dell’oceano della tua
coscienza, la fermezza nell’intento di entrare in contatto e
ascoltare amorevolmente ogni messaggio del tuo organismo (che d’ora
in poi chiameremo corpomente) ti insegnerà ad accettare ogni
emozione, ogni dolore, ogni “sintomo” senza combatterlo. La
disponibilità a dire sì alla tua pancia gonfia, al
tuo cuore aritmico o alla tua ansia, e di restare in loro
compagnia, ti consentirà di conoscerli a fondo, di andare
oltre il disagio che ti creano. Sentirai allora qualcosa succedere
dentro di te, la pesantezza farsi leggerezza, il blocco farsi
pulsazione, il dolore diventare un suono, l’ansia gesto, la
rigidità movimento e dopo parola, la pienezza vuoto. Da quel
vuoto sorgerà l’insight come l’alba di un nuovo giorno.
Sull’oceano della tua coscienza, passata la tempesta,
splenderà il sole di una chiarezza nuova.

Responsabilità, invece di… delega
Ma chiarezza implica responsabilità. E la
responsabilità ci fa paura. Sembra infatti che la madre di
tutte le paura sia quella di trovarsi soli con se stessi di fronte
alla vita. Quando siamo completamente liberi da problemi e da
sintomi, allora non abbiamo più alibi per non amare
incondizionatamente l’esistenza. Allora non ci sono più
tiranni da spodestare, no ci sono più responsabili coi quali
condividere il peso della nostra leggerezza. Allora eccoci soli e
vuoti di fronte al timore di Dio.

Se riflettiamo ci risulta chiaro come tutta la storia della
medicina sia, in ultima analisi, la storia di una delega. La delega
all’avverso destino della responsabilità per la nostra
condizione. La delega alle nostre malattie della
responsabilità per non essere felici. La delega al medico
della responsabilità di toglierci dai guai. A suo volta il
medico delega alla ricerca scientifica o ai farmaci, la sua
abilità terapeutica. Nessuno si occupa dell’essere umano che
ha di fronte. La storia del rapporto tra medico e paziente è
la storia di una dimenticanza macroscopica. Tutte le qualità
che il semplice buon senso comune è in grado di riconoscere,
le caratteristiche più genuinamente umane, sono lasciate
fuori di scena. La storia della medicina moderna non si occupa di
qualità. Trascura nei suoi percorsi diagnostici e
terapeutici dettagli quali: l’amore, la coscienza, la
consapevolezza, la fiducia, la bellezza, la creatività, la
gioia, l’ascolto, l’intento, l’energia vitale, la vocazione, la
vera natura, e ci fermiamo qui.

La nuova visione olistica vuole insegnare ad ogni essere umano ad
assumersi la piena responsabilità rispetto a se stesso. A
riconoscere attraverso l’osservazione consapevole, l’accettazione,
l’ascolto, che ogni fatto della vita, ogni malattia è un
alleato che cerca di indicargli la via verso la comprensione del
significato della propria esistenza, la scoperta della propria
vocazione, la realizzazione della propria vera natura.

Pierluigi
Lattuada

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