Le scuse di Peter

San Gallo, Svizzera, autunno 1977. Sono gli “anni di piombo” e il clima di tensione generato dal terrorismo è altissimo. La gente è spaventata: in Europa, tutti sembrano in preda a una vera e propria psicosi. E recentemente il gruppo tedesco Baader-Meinhof ha colpito ancora, gettando la Germania nel panico. In quei giorni, Peter Gabriel

San Gallo, Svizzera, autunno 1977. Sono gli “anni di piombo” e il clima di tensione generato dal terrorismo è altissimo. La gente è spaventata: in Europa, tutti sembrano in preda a una vera e propria psicosi. E recentemente il gruppo tedesco Baader-Meinhof ha colpito ancora, gettando la Germania nel panico.
In quei giorni, Peter Gabriel si sta dirigendo in Francia per un concerto.

 

 

Sono già trascorsi due anni dall’ufficializzazione della sua uscita dai Genesis, notizia che aveva provocato un vera e proprio shock nel mondo del rock. Peter ha appena pubblicato il suo primo album solista e il singolo Solsbury Hill, che racconta i suoi pensieri sull’ingombrante passato, è già un successo.

 
Da quando è partito il tour, lui e il suo nuovo gruppo non si sono fermati un attimo. Lasciata l’Italia, stanno attraversando la Svizzera per arrivare a destinazione, ma sono ritardo. “Sarà meglio avvisare che rischiamo di non fare il sound check”, dice laconicamente agli altri convincendoli a fermarsi.

 

Trovata una cabina telefonica, mentre transita per San Gallo, Peter Gabriel scende a telefonare; il resto del gruppo ne approfitta per sgranchirsi le gambe. Gabrel ha mal di gola e, per proteggersi, si tiene la sciarpa sul volto. Gli altri musicisti indossano pantaloni militari e cappelli. E così, mentre Peter è nella cabina telefonica cercando invano di prendere la linea, arrivano otto camionette della polizia svizzera che, con pistole alla mano, intimano a tutti di salire a bordo. Qualcuno, forse in base al loro strano abbigliamento, li deve aver scambiati per terroristi. E ha chiamato le forze dell’ordine.

 

Durante la perquisizione del veicolo, viene trovata una valigia piena di soldi; inutili i tentativi di spiegare che quello è l’incasso delle serate precedenti.
Una volta in cella, dopo vani tentatvi di spiegazione, Peter e la band iniziano a cantare Excuse Me, una delle canzoni del nuovo disco con la speranza che qualcuno possa riconoscere il cantante inglese. La cosa funziona: i poliziotti si convincono a cercare meglio nelle valigie e trovano così documenti e contratti relativi ai concerti della tournée. Chiarito l’equivoco, vengono liberati.

 

Ma quando Peter Gabriel, con svariate ore di ritardo, riesce a salire sul palco, trova davanti a sé un pubblico inferocito. Gli basterà però la prima canzone per placare la folla in adorazione del vecchio leader dei Genesis.

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