Le 7 strade più poetiche d’Italia

Le strade più poetiche d’Italia sono a dir poco sbalorditive. Il nostro Paese offre itinerari sbalorditivi per bellezza paesaggistica, significato culturale, divertimento di guida. LifeGate ne ha selezionati alcuni, per percorrere nuove strade divertenti e suggestive, più ricche di immagini indimenticabili e sensazioni da conservare e raccontare. 1. I cipressi di Giosuè Carducci Un lungo viale

Le strade più poetiche d’Italia sono a dir poco sbalorditive. Il nostro Paese offre itinerari sbalorditivi per bellezza paesaggistica, significato culturale, divertimento di guida. LifeGate ne ha selezionati alcuni, per percorrere nuove strade divertenti e suggestive, più ricche di immagini indimenticabili e sensazioni da conservare e raccontare.

1.

I cipressi di Giosuè Carducci

Un lungo viale bordato di cipressi porta il viaggiatore dalla
strada statale su su verso la collina, dove c’è un piccolo
borgo medievale racchiuso nelle mura del suo castello: Bolgheri.
Celebre per la poesia di Giosuè Carducci dal titolo “Davanti
a San Guido” dove parla con i cipressi, “che a Bólgheri alti
e schietti / Van da San Guido in duplice filar / Quasi in corsa
giganti giovinetti”, che lo accolgono ormai adulto nella terra
della sua infanzia. Oltre ai luoghi carducciani, questa zona della
Toscana è impagabile per il mare limpido, per le opere
d’arte che vengono da lontano nel tempo, gli splendidi vini, i cibi
sani e caserecci, le oasi del Wwf e le aree naturalistiche protette
tutt’intorno. Dopo gli interventi agronomici che hanno scongiurato
il pericolo mortale per le piante (cancro corticale), a febbraio di
quest’anno è anche partito un “lifting” dei cespugli
tutt’intorno e degli alberi per ringiovanire il viale.

  • Percorrendo la SS1 Variante Aurelia,
    nel tratto fra Cecina e San Vincenzo, prendere l’uscita indicante
    Bolgheri (circa 5 km).
  • Per il comune di
    Castagneto Carducci si estende il famoso viale dei cipressi, una
    strada di 5 km che collega l’Oratorio di San Guido al centro
    storico di Bolgheri. Un lungo rettilineo, fiancheggiato da due file
    di fitti cipressi secolari, in tutto 2540. La sua costruzione data
    al XIX secolo.
  • Ci si può arrivare
    solo in auto perché il comune non è servito da una
    stazione ferroviaria.

2.

L’ottovolante delle Dolomiti

C’è un modo di guidare più stimolante di quello
che le montagne suggeriscono? E ci sono in Italia montagne
più belle delle Dolomiti? Strade ben tenute, paesaggi
vertiginosi, colori inaspettati e buona cucina, si trova tutto tra
le provincie di Bolzano e Belluno, tra la Val Gardena e Cortina
d’Ampezzo. Un itinerario tra i più belli non solo d’Italia,
ma d’Europa. La strada fu finanziata dal governo austroungarico nel
1897 con un’apposita legge che stanziava l’enorme somma necessaria.
Due milioni di corone furono spesi solo per i tratti del Passo
Pordoi (tre anni di lavori, dal 1904 al 1907) e del Falzarego. Il
paesaggio nel 2009 è stato insignito del titolo di
‘Patrimonio mondiale Unesco’. Evitando agosto, con le code di
camper e i guidatori della domenica, meglio provare
quest’ottovolante emozionale d’autunno, quando piano piano le
strade si svuotano e le montagne s’accendono di tinte impensabili,
rosse quasi come foglie. Con magari, in sottofondo, ‘Ask the
Mountains’ di Vangelis.

  • Dallo svincolo dell’A22 Bolzano Nord,
    proseguire lungo la Statale 12 del Brennero. Da Ponte Gardena si
    imbocca l’ex Statale 242, si passano Ortisei e Selva di Val
    Gardena, dove la valle termina sul fondo del massiccio e
    spettacolare Gruppo del Sella. Da qui, andare verso Passo di Sella,
    Canazei, Passo Pordoi, Passo di Falzarego e ritornare passando
    però da Corvara e il Passo di Gardena.

3.

Le strade del vino

Langhe, Roero e Monferrato sono luoghi di struggente bellezza che
la natura ha eletto custodi di alcuni tra i vitigni più
prestigiosi al mondo: Barolo e Barbaresco, Moscato e Arneis,
Dolcetto e Barbera. Terre che donano ai cultori del vino gemme
preziose ma che sanno offrire a chiunque lo spettacolo di panorami
con pochi paragoni al mondo.

  • L’itinerario parte da Alba, capitale
    della Langa, città dalle cento torri, delle tradizioni
    secolari che vivono sulla Strada del Barolo. Dopo 10 km c’è
    il castello di Grinzane Cavour, maniero appartenuto al celebre
    statista Camillo Benso. Altri 10 km e s’inanellano Barolo, con la
    rinomata Cantina Marchesi di Barolo, e La Morra, con frazioni,
    cantine e l’alta piazza Castello che domina le Langhe. Tra panorami
    mozzafiato e curatissimi vigneti, a 60 km c’è il Castello di
    Serralunga e la passeggiata a Dogliani, tra le vie dell’architetto
    Schellino. Santo Stefano Belbo, a 27 km da Roccaverano, è il
    luogo mitico della poesia di Cesare Pavese, della sua memoria e
    della nostalgia, di vigne, rive e campi. Il percorso prosegue per
    Canelli, sede delle cantine Gancia, Nizza Monferrato e Mombaruzzo
    (dove ha sede una fabbrica di amaretti). La Strada della Barbera
    d’Asti termina proprio nella città capoluogo di Provincia da
    cui prende il nome.

4.

A cavallo dei confini… tra regioni, arte e
natura

Nel triangolo che idealmente unisce Rimini, Sansepolcro e
Urbino è racchiusa la quintessenza della nostra
italianità: dal mare solatìo alle città
d’arte, dalle cittadelle medievali alle piccole rocche, dalla
natura vergine del Montefeltro alle golosità toscane,
marchigiane e romagnole. E la strada che collega tutti questi punti
d’eccellenza è un vero piacere sia per chi guida che per chi
si gode i panorami, saltellando più volte al di qua e al di
là dei confini di tre regioni e di uno stato, San Marino.
Saliscendi, bastioni a picco su vallate, curve morbide che
s’alternano a pendenze che costringono a continue scalate di
marcia, la discesa verso Sansepolcro dove visse Piero della
Francesca (l’inventore della prospettiva, nella pittura italiana) e
l’emozionante salita alla Bocca Trabaria, coi suoi serrati tornanti
e brevi allunghi. La meta è Urbino, epicentro dell’arte nel
Quattrocento.

  • Da Rimini si prende la SS258 direzione
    Verucchio. Da lì in poi, due le possibili deviazioni,
    entrambe in salita: verso San Marino, o dopo, verso la rocca di San
    Leo. Riprendendo a Pennabilli la SS258 si va verso il Passo di
    Viamaggio, costeggiando l’Alpe della Luna per far tappa a
    Sansepolcro. Ripartire seguendo le indicazioni per Città di
    Castello. A San Giustino imboccare la divertente salita verso Bocca
    Trabaria, SS73, fino a mille metri di quota, che poi scende
    dolcemente lungo la Valle del Metauro, Mercatallo, Sant’Angelo in
    Vado, Urbania e, una ventina di km dopo,
    Urbino.

5.

Nel cuore fumante della Toscana

C’è una strada che fende tutta la Toscana, alternativa
alle grandi direttrici, che nel suo percorso si snoda tra molti
paesaggi differenti nelle due ore richieste. Se poi si decide di
proseguire verso Lucca e la Garfagnana, ai colori dello zafferano,
dell’oro e del bianco calce s’aggiungono i colori verde scuro della
fertile regione agricola e dei boschi. Ma i tratti più
surreali sono quelli che attraversano le zone boracifere, dove i
getti caldi della terra esplodono in superficie con nubi di vapore.
E’ l’area geotermica toscana, che custodisce tanta energia pulita
da poter saziare l’intero fabbisogno italiano, e oltre. La si
percorre lambendo dune bianche, paesaggi lunari e industriali,
desolati all’apparenza ma che serbano energie infinite, su questo
nastro d’asfalto a due sole carreggiate che dà l’impressione
di un ponte spaziale. Da percorrere su un mezzo affidabile, sicuro,
e con buone borracce di rinfrescante e dissetante acqua.

  • Si può partire da Lucca o
    Livorno, o viceversa da Grosseto (dalla E80) o Piombino. La spina
    dorsale dell’itinerario è la SS439 che collega Ponsacco (Pi)
    con Follonica (Gr). I momenti più suggestivi e stranianti
    sono tra le Saline di Volterra e Castelnuovo di Val di Cecina,
    attraversando Larderello e Pomarance e Larderello, dove c’è
    anche il museo nazionale della geotermia.

6.
Il
massiccio custode dell’infinito

“Aver avuto all’orizzonte, in ogni stagione e tanto a lungo,
la distesa montuosità del Gran Sasso, è stato un
privilegio che sempre rimpiango”. Così annotava la
scrittrice aquilana Laudòmia Buonanni, premio Viareggio del
1960. Un rapporto familiare, quello col Gigante, proprio di tutti
gli abitanti della regione: il massiccio li ha sempre sorvegliati,
interagendo con le popolazioni, la cultura, i commerci, la
ricchezza agropastorale. E anche quando L’Aquila, nell’aprile 2009,
è stata squassata quasi a morte, il monte è rimasto,
perseverante, a vegliare. Lo spettacolo migliore al Campo
Imperatore, come in tutto il comprensorio del Parco, è dato
ovviamente dalla natura protetta del Parco Nazionale del Gran Sasso
e Monti della Laga. Ma ricordiamo anche qualche costruzione
dell’uomo: l’albergo che nel 1943 fu luogo di prigionia per
Mussolini; il Giardino Botanico Alpino che preserva la flora nobile
e in via d’estinzione; la piccola chiesa della Madonna delle Nevi,
la più alta d’Europa, riconsacrata nel ’93 da papa Wojtyla.
Se gli aquilani, oggi come ieri, continuano ad ammirare tanto il
Gran Sasso, è anche perché salire anche solo con lo
sguardo “a j’infinitu” (come dice una vecchia canzone aquilana)
dà sollievo e conforto.

  • Dall’uscita di Assergi dell’A24 ci
    sono due modi per raggiungere Campo Imperatore: la funivia a Fonte
    Cerreto oppure, sempre da questa località, la
    panoramicissima SS17bis che arriva fino all’altipiano. Si
    può anche giungere dal Passo delle Capannelle (altro
    bellissimo percorso) tramite la Provinciale 86 che poi si allaccia
    alla 17bis.

7.

L’anello intorno al vulcano nero

Nero come il carbone, l’inferno e la lava, il paesaggio in cui
ci si ritrova dopo pochi chilometri salendo verso la cima dell’Etna
ci racconta colate di antico fuoco che interrompono la bellezza
virente della natura con la furia nera delle viscere della terra.
La strada è bella, la vista è a a tratti magnifica,
ma il paesaggio può diventare tutt’a un tratto inquietante,
dall’azzurra Taormina alle nere falde del vulcano e al bianco di
Mareneve.

  • Punto di partenza dell’itinerario
    è Taormina, facilmente raggiungibile con l’A18
    Messina-Catania. Con la SS14 in direzione sud si supera Giardini
    Naxos e, bivio a destra, ci s’immette nella strada per Piedimonte
    Etneo, 18 km di tornanti. Da lì la Strada 120 porta a
    Linguaglossa e Randazzo, da cui si svolta verso Bronte: 60 km di
    affascinanti paesaggi, con l’Etna sulla sinistra. Da Bronte, Strada
    284 fino ad Adrano, poi Strada 121 fino a Belpasso e si svolta
    verso Nicolosi. E’ da qui che parte la strada panoramica più
    emozionante e caratteristica, che con ampi tornanti attraverso
    antiche colate di lava arriva fino a 1800 metri d’altezza, al
    coriaceo Rifugio Sapienza. Poi si ridiscende verso Zafferana Etnea.
    Da lì ci si riallaccia a Linguaglossa che conclude questo
    indimenticabile percorso ad anello intorno
    all’Etna.

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