Macelli clandestini

Operazione dei NAS in Campania: sequestrati 800 capi in un’inchiesta sui macelli clandestini. Arrestate 12 persone, tra i quali tre veterinari pubblici – commercializzavano animali infetti. Chiuse quattro macellerie. “Un nuovo filone della criminalità organizzata: la bistecca connection” secondo Enrico Fontana di Legambiente, un malaffare gestito da professionisti senza scrupoli e senza considerazione per la

Operazione dei NAS in Campania: sequestrati 800 capi in
un’inchiesta sui macelli clandestini. Arrestate 12 persone, tra i
quali tre veterinari pubblici – commercializzavano animali infetti.
Chiuse quattro macellerie.

“Un nuovo filone della criminalità organizzata: la bistecca
connection” secondo Enrico Fontana di Legambiente, un malaffare
gestito da professionisti senza scrupoli e senza considerazione per
la salute degli ignari consumatori, un nuovo e pericoloso business
per la criminalità organizzata.

Sono stati sequestrati 800 capi. L’operazione ha consentito di
sgominare un’organizzazione che commercializzava bovini e suini
affetti da varie patologie ai quali venivano somministrati cocktail
di medicinali anabolizzanti e cortisonici. Chiusi e sprangati 4
macellerie, sette allevamenti e 3 macelli clandestini – per un
valore di circa due milioni e mezzo di euro.

Un’inchiesta, quella sulla macellazione clandestina nel
agro-nocerino sarnese, che segue i numerosi sequestri avvenuti nei
mesi scorsi.

Sequestrate cento pecore di un allevamento clandestino scoperto dai
Carabinieri nel Messinese: la LAV punta il dito sul forte legame
esistente fra gli allevamenti abusivi, l’abigeato (ovvero il reato
del furto di animali) e le macellazioni clandestine.

“Proprio il frequente ritrovamento di animali d’allevamento mai
denunciati al distretto veterinario della ASL competente, o rubati,
è la conferma che esiste un business, ancora fuori controllo
e con tutti i rischi che ciò comporta, legato alla
macellazione clandestina, non potendo questi animali essere inviati
presso macelli autorizzati per l’assenza della documentazione
sanitaria. – ha dichiarato Ciro Troiano, responsabile
dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV – Secondo le nostre
stime nel 2001 sono scomparsi nel a 10.000 animali tra ovini,
caprini e bovini: da qualche parte questi animali devono andare a
finire, non è ipotizzabile una fine o un utilizzo diversi
dalla produzione di carne destinata al consumo umano. E tale fine
viene raggiunto inevitabilmente con la macellazione clandestina o
irregolare”.

Secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, i
traffici irregolari di animali d’allevamento alimentano un business
da 250 milioni di Euro. Da quando è scoppiata l’emergenza
“mucca pazza” i furti di animali d’allevamento sono aumentati del
20%, si verificano soprattutto nel Mezzogiorno (75%) e sono da
collegare alla macellazione clandestina. Il maggior numero di casi
è in Sardegna (33,5%), Sicilia (18,7%) Lazio (13,6%) e
Calabria (9,1%). Il danno causato è valutabile, solo in un
anno, attorno al mezzo miliardo di vecchie lire alla settimana: un
giro di soldi certamente maggiore rispetto ai furti nelle
banche.

Correlato a questo business vi è un florido traffico di
marchi auricolari di identificazione: spesso durante i blitz delle
forze dell’ordine vengono ritrovati decine di questi marchi la cui
provenienza è ignota. Del resto, la stessa anagrafe bovina
istituita presso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo non è
uno strumento che brilla per efficienza, tant’è che possono
passare anche 15 giorni per la registrazione e la
disponibilità dei dati sugli animali dal momento della
macellazione. Di conseguenza i controlli possono subire ritardi
tali da vanificare eventuali attività investigative e
repressive. Se una pattuglia della Polizia, ad esempio, ferma
sull’autostrada un camion con un carico di bovini, non ha la
possibilità di controllare la lecita provenienza degli
animali visto che l’anagrafe bovina non è in grado di
garantire una risposta immediata.

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