Meditazione nella vita quotidiana

La meditazione, nella sua definizione, è fondamentalmente uno stato di osservazione, di indagine di ciò che sta accadendo nel momento presente.

Krishnamurti, libero pensatore per cui la verità è
una terra senza sentieri (1895-1986), diceva che la meditazione
“è qualcosa da scoprire” e che ognuno deve farlo per conto
suo. Non spiegava che cosa è o come la si pratica, ma
offriva spunti di riflessione per scoprirla: “Sto meditando nel
momento in cui comincio a chiedermi cosa sia la meditazione, invece
che quale metodo usare”, diceva.

La meditazione, nella sua definizione, è fondamentalmente
uno stato di osservazione, di indagine di ciò che sta
accadendo nel momento presente. Un’osservazione in cui non ci sono
né un osservatore né un oggetto dell’osservazione
separati, ma esiste soltanto un atto dell’osservare che ingloba
tutto, esterno e interno. E allora non osserviamo soltanto
ciò che ci sta accadendo, ma anche il nostro modo di
percepirlo, i pensieri, le emozioni e le sensazioni che suscita in
noi.
È un modo di essere presenti qui, ora, in cui non avvertiamo
più una separazione tra il “dentro” e il “fuori” e ci
sentiamo parte di tutto ciò che percepiamo in quel
momento.

Sul piano concreto, e non soltanto concettuale, è lo stimolo
e l’esperienza di quel senso di unità con il tutto di cui
parlano i testi orientali, da cui soltanto può nascere la
vera comprensione, intesa non come processo intellettuale ma come
appartenenza alle cose che si comprendono. In questo stato non
esiste giudizio, che nasce invece da una mancanza di comprensione e
ci distacca dalle cose che vogliamo giudicare.

Per raggiungere un simile stato, non è necessario usare una
tecnica specifica. Ci possiamo anche mettere a gambe incrociate,
respirare profondamente e recitare mantra esotici, se pensiamo che
questo possa aiutarci. Ma se a far scattare in noi quel senso di
presenza nel qui ed ora è qualcos’altro, che funziona solo
per noi, e magari per una volta soltanto, non importa. Va bene lo
stesso.
Quel che conta veramente è la nostra capacità di
essere presenti in qualsiasi momento della giornata, prestando
attenzione a tutte le cose che avvengono dentro e fuori di noi,
lasciando che siano queste cose a rivelarci il loro significato
nell’attimo stesso in cui le osserviamo, senza che la mente si
metta a cercarlo tra le cose che già conosce.

E’ questo “svuotare la mente”: non perché sappiamo fermare
tutti i pensieri, ma perché rinunciamo a rimanere attaccati
a ciò che già sappiamo e siamo disposti a percepire
quel che c’è di nuovo e irripetibile nell’istante che stiamo
vivendo. È questo lo stato di “non conoscenza” di cui parla
Krishnamurti, uno stato in cui la mente, libera dalle pastoie del
conosciuto, “è in grado di ricevere Dio, ossia quel qualcosa
di incommensurabile che esiste soltanto di momento in momento”.

Giampiero Cara

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