È il primo film sui graffiti e la street art delle donne, un viaggio tra venti Paesi in otto anni di esplorazione urbana. Opere e scenari da quindici città di tutto il mondo, squarci di femminilità in una comunità, quella dei graffiti, prevalentemente maschile.
Mobbing: definizione e cosa fare per difendersi
Cresce anche in Italia l’interesse per la violenza psicologica sul posto di lavoro: si stima che le vittime siano tra il milione e il milione e mezzo. I lavoratori, le aziende e l’intera collettività.
Cos’è e cosa significa mobbing?
La definizione di “to mob” in inglese è assalire, aggredire, affollarsi attorno a qualcuno. Si tratta di una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro (mobbing sul lavoro), esercitata attraverso ripetuti comportamenti aggressivi e vessatori da parte di colleghi e/o superiori. (Secondo H. Leymann, pioniere degli studi sulla materia, gli attacchi, per essere definiti “mobbing”, devono avvenire almeno “una volta la settimana per sei mesi”). L’obiettivo del “mobbing” è quello di “eliminare” una persona divenuta scomoda inducendola alle dimissioni o provocandone il licenziamento motivato. In Italia, le fasce maggiormente colpite occupano posizioni medio-alte (manager, dirigenti e quadri) e, contrariamente a quanto si possa pensare, le vittime del “mobbing” sono spesso lavoratori brillanti ma “scomodi”.
Tipi di mobbing e chi ne è vittima
Tra le possibili tipologie troviamo “gli ultimi arrivati”, colpevoli di aver rotto i precedenti equilibri, le persone originali, con inclinazioni e interessi diversi dallo standard del gruppo, i lavoratori che non si piegano a regole clientelari, o che risultano semplicemente “di troppo” in seguito ad operazioni di riorganizzazione aziendale. Le azioni riconducibili ad un processo di “mobbing” possono comprendere diverse strategie: da quelle più grossolane come l’emarginazione, la critica immotivata e l’assegnazione di compiti dequalificanti, a quelle più sofisticate e persino paradossali come la promozione ad incarichi superiori alle proprie competenze con l’intento di creare i presupposti per il licenziamento.
Orizzontale o verticale
Il mobbing verticale (o bossing) è messo in atto dal datore di lavoro o dai superiori gerarchici nei confronti del dipendente, attraverso lo sfruttamento della propria posizione di superiorità, non solo economica.
Il mobbing orizzontale è praticato dai colleghi di pari grado gerarchico.
Le conseguenze del mobbing
La vittima vede cambiare i rapporti interpersonali e le responsabilità professionali, si ritrova in una condizione di totale sudditanza e impotenza, prova un senso di profondo disagio di fronte a forme di persecuzione, atti di disturbo e di sabotaggio, a veri e propri attacchi del suo “carnefice” (mobber), ripetuti con frequenza, che hanno come obiettivo l’estromissione, effettiva o virtuale, dal contesto lavorativo.
Il mobbizzato, menomato nella sua capacità lavorativa e nella fiducia in se stessa, può sviluppare numerosi sintomi psicosomatici (come gastrite o cefalea), ansia, depressione, attacchi di panico ed altri ancora, con evidenti ripercussioni anche nella sfera degli affetti. I danni psichici e psicofisici possono essere tali da consentire una regolare richiesta di risarcimento per invalidità professionale. Indipendentemente dalla posizione assunta di fronte al fenomeno, non è possibile trascurare che gli effetti del “mobbing” risultano spesso gravi e duraturi imponendosi eticamente ed economicamente sull’intera collettività.
Gli effetti del mobbing a volte possono diventare cronici, e sfociare in un rifiuto della vita lavorativa e sociale, con ripercussioni di tipo produttivo anche sulle aziende che lo praticano. Quanto più spesso si fa strumento di allontanamento, divisione, frammentazione, sfruttamento e indebolimento, tanto più il mobbing diventa difficile da sradicare.
I casi di studio sul mobbing
In Svezia e Germania è stato dimostrato che il 10-20 per cento dei suicidi in un anno sono imputabili al mobbing. Numerose associazioni, organizzazioni del lavoro, centri di ricerche, medici, psicologi, terapeuti e avvocati sono impegnati contro questo fenomeno sociale. Informano e promuovono la cultura giuridica, ma soprattutto offrono consulenza, sostegno e assistenza legale a coloro che hanno subìto gli effetti del terrorismo psicologico sul posto di lavoro.
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