Quinto Conto Energia: ecco cosa ne pensano gli “addetti”

Alcuni addetti del settore ci spiegano quali saranno le conseguenze del Quinto Conto Energia sul mercato delle energie rinnovabili

Il Quinto Conto Energia presenta tagli agli incentivi, aumento della burocrazia per i grandi impianti ma anche l’innalzamento del tetto di spesa da 500 a 700 milioni di euro e un forte impulso per raggiungere la grid parity. Ma cosa ne pensano gli addetti al settore?


Paolo Rocco Viscontini. AD Enerpoint Spa

“Un colpo durissimo per l’intero settore. Una legge pessima che andrebbe rifatta da capo e dalla quale emerge chiaramente che dietro a queste normative c’è la mano dei poteri forti dell’energia fossile, sostenuti senza esitazioni dal ministro Passera.

Due sono i punti particolarmente critici del nuovo sistema di incentivi varato dal governo che limitano la continuità del mercato: il budget di 6,7 miliardi per il costo cumulato annuo degli incentivi e la soglia dei 12kW per l’iscrizione al registro. Se i ministeri avessero voluto limitare lo sviluppo dei grandi impianti e controllare la spesa, ci sarebbero state vie alternative, che avrebbero permesso di evitare burocrazia e incertezze. Avrebbero potuto, ad esempio, confermare e probabilmente aggiornare il sistema autoregolante di riduzione delle tariffe già previsto dal Quarto Conto Energia.

Invece si è scelto un meccanismo con una logica medioevale. Si rischia di distruggere gli sforzi di un settore che ha portato al Paese oltre 100.000 posti di lavoro negli ultimi 2 anni e svariati miliardi di euro di entrate fiscali e di miglioramento della bilancia dei pagamenti, grazie alle riduzioni di importazioni di gas dall’estero. Le aziende del settore, per sopravvivere, dovranno concentrarsi sugli impianti fino a 12 kWp e, chi ne ha la possibilità, dovrà velocemente portare all’estero buona parte della sua attività”.


Antonio Rainone, Presidente Anter
(Associazione Nazionale Tutela Energie
Rinnovabili)

“Sono state ascoltate solo in parte alcune delle nostre istanze come la richiesta di un premio per gli impianti realizzati all’interno dell’Unione Europea e per quelli installati su edifici che abbiano sostituito le coperture in eternit.

Esprimiamo soddisfazione per l’accesso diretto alle tariffe incentivanti per i piccoli impianti fotovoltaici di potenza fino a 12 kW senza obbligo di iscrizione al registro. Una misura che andava però estesa anche agli impianti di medie dimensioni, fondamentali per rilanciare il tessuto produttivo italiano e per permettere ai cittadini italiani di modificare le abitudini di consumo ed acquisire uno stile di vita che premi il risparmio energetico.

Apprezziamo infine i 5,8 miliardi di euro stanziati per la geotermia, le biomasse e il solare a concentrazione, energie verdi che, nonostante un ottimo potenziale, erano rimaste fino ad oggi fuori dai piani energetici del Governo”.

Francesco Zorgno, AD di Electrawinds Italia:

“La firma dei decreti, tardiva, avrebbe comunque potuto sbloccare la fase di stallo che negli ultimi mesi ha reso impossibile la programmazione degli investimenti nel settore delle rinnovabili. Tuttavia la soglia dei 6,7 mld rischia di essere raggiunta prima dell’entrata in vigore del V Conto Energia, vanificando l’esistenza stessa delle nuove tariffe.

Non è stato previsto un periodo transitorio adeguato alla gestione dei progetti già avviati, che in massima parte non potranno essere completati in tempo. La maggior parte degli operatori andrà in sofferenza, con un impatto negativo rilevante in termini di occupazione e ricadute sul PIL, sul quale le rinnovabili hanno avuto finora un ruolo importante.

Tutto ciò se si guarda il bicchiere mezzo vuoto. Guardandolo mezzo pieno, si aprirà a brevissimo la vera sfida delle rinnovabili: diventare autosostenibili. Solo le aziende integrate, dotate delle opportune competenze e di una visione non speculativa, saranno in grado di competere nel nuovo scenario”.

Giuseppe Sofia, AD di Conergy:

“La riduzione delle tariffe era non solo prevedibile ma necessaria. I prezzi del fotovoltaico sono scesi davvero molto in questi ultimi due anni; fare un impianto oggi costa meno di metà rispetto a 2 anni fa; mi sembra giusto quindi che gli incentivi scendano almeno proporzionalmente. Con il calo delle tariffe e i recenti cambi normativi il mercato cambierà sicuramente.

Non sarà più dominato da investitori che si rivolgono al fotovoltaico con approccio speculativo; questo farà sì che i grandissimi impianti vengano meno, diminuendo quindi il volume totale installato ma lasciando spazio ad un mercato più distribuito gestito da un maggior numero di operatori medio piccoli. Gli impianti inoltre andranno realizzati dove vi è consumo di energia poiché lì vi sarà maggiore convenienza.

Il problema non è tanto la diminuzione degli incentivi, ma la complessità del sistema di regolamentazione del totale installato; mi riferisco in particolar modo all’applicazione del complesso registro autorizzativo per impianti anche di piccola potenza (12 kW). Una complessità che potrà dare adito, come in passato, a distorsioni a beneficio di pochi determinati soggetti.

Il sistema più semplice ed efficace per regolare il mercato sarebbe quello di utilizzare l’incentivo come leva. Un sistema più libero dal punto di vista di briglie normative e una revisione trimestrale dell’incentivo in funzione dell’andamento del totale installato”.


Roberto Brovazzo, Direttore generale di Schüco Italia:

“Queste continue variazioni normative, generano un clima di forte insicurezza per tutti gli operatori, non consentendo di definire strategie a medio e lungo termine. L’inserimento di complicazioni burocratiche e l’incertezza di accesso alle tariffe incentivanti che ne consegue avranno l’effetto di rallentare il mercato scoraggiando gli investimenti da parte dei privati e delle organizzazioni e rendendo ancora più difficile il finanziamento da parte degli Istituti di credito.

Anche i tempi di emanazione del provvedimento fanno pensare a una scarsa attenzione nei confronti delle tematiche dell’energia rinnovabile. Il 27 agosto, data in cui la nuova norma entrerà in vigore, la spesa prevista di 700 mln a integrazione dei 6 mld già raggiunti sarà già stata in parte utilizzata, limitando l’orizzonte di vita del nuovo Conto Energia. Gli effetti benefici degli incentivi potrebbero addirittura ridursi dal minimo di due anni previsti a un solo anno”.

Nel frattempo la corsa alla realizzazione degli impianti per rientrare ancora nel Quarto Conto Energia continua, diminuendo di fatto le disponibilità per il nuovo nato.

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