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Al Festival Cinema Ambiente a Torino
Il film di Inge Altemeier e Reinhard Hornung mette l’accento su
una distruzione umana ed ambientale molto consapevole.
L’utilizzo e la fabbricazione di pesticidi in India per la
produzione di cotone, da parte di multinazionali senza scrupoli,
che ignorano qualsiasi problema di salute e benessere della
popolazione locale, per un puro discorso di profitto economico,
pone alla luce un problema che non può essere
trascurato.
Con un linguaggio diretto, sempre efficace, che non ha paura di
mostrare la realtà per quella che è, Inge e Reinhard
offrono un quadro sconsolato di situazioni al limite
dell’incredibile: uomini intossicati da pesticidi di fatto inutili,
che vengono utilizzati anche quando il loro scopo è vano (ma
distruttivo!), uomini che vivono mediamente 35 anni perché
maneggiano sostanze altamente tossiche, senza alcuna protezione,
danni all’ambiente, con fiumi e torrenti che prendono il colore
delle sostanze utilizzate per la tintura ed il trattamento dei
tessuti: ma non sono colori di vita, sono piuttosto colori di morte
e distruzione.
Inge e Reinhard pongono anche l’accento sul problema dei costi
di questi pesticidi. Il costo di un flacone è mediamente
attorno ai 75 dollari. In India una cifra altissima. Soprattutto
quando, come prima dicevo, i parassiti non vengono poi uccisi da
queste sostanze, e i pesticidi vengono spruzzati anche quando il
cotone è già germogliato.
E qui viene mostrato come, quello che noi facciamo, ci torna
come un boomerang, in modo purtroppo terribile. Spruzzando queste
sostanze dopo la fioritura del cotone, infatti, i veleni vanno sul
cotone stesso, e di conseguenza su quanto noi indossiamo. In
Germania, diceva la regista, sono stati riscontrati malesseri
imputabili agli effetti delle sostanze utilizzate come
pesticidi.
L’avidità, il profitto ad ogni costo, torna poi in modo
terribile su chi detiene le leve del potere e della produzione.
Forse, in questo, la Natura è giusta, nel suo essere
purtroppo terribile quando viene violentata (e di questo l?Uomo
è consapevole!)
Ma, forse, la conclusione più interessante a cui si
può arrivare non è la disperazione, e nemmeno il
desiderio di vendetta. È invece la convinzione che possiamo
fare qualcosa, in modo nonviolento. Evitando di comprare prodotti
in cotone dove si sa che la produzione avviene in questo modo. E
comprando prodotti di cotone biologico.
Qui, tuttavia, i registi sono molto espliciti: purtroppo, questi
prodotti costano di più. E troppe volte il consumatore
è attratto dal basso costo. Che lo porta a non porsi domande
ulteriori. Come questo basso costo possa nascere, è un
problema che non lo tocca.
Quindi, la possibilità di fare qualcosa risiede nella
profonda consapevolezza individuale, nella possibilità di
capire ed osservare in profondità, nel scegliere non solo in
base al costo, ma in base a tutto quanto vi è al di
là delle apparenze. Il benessere vero (credo che di questo
si possa parlare!) deriva quindi dalla nostra presenza ed
attenzione. Per fare le scelte giuste e non quelle in apparenza
più semplici, ma poi ben più complicate e
distruttive.
Sergio Ragaini
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