
Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Nove progetti che riguardano organismi ogm. In agricoltura potrebbero presto essere sbloccati dal ministro Galan.
“Ho intenzione di far valere un punto di vista più aperto.
Incoraggerò la ricerca e la sperimentazione sulle
biotecnologie.” Queste le parole del ministro delle Politiche
agricole Giancarlo Galan, in questi giorni a Lussemburgo insieme
agli altri ministri europei dell’Agricoltura e della Pesca per
parlare di vari temi, tra cui quello degli ogm.
Il blocco alla coltivazione di ogm in Italia dura da circa dieci
anni. E anche se nel resto d’Europa la sperimentazione in campo
aperto c’è stata, secondo il direttore di Coldiretti,
Adriano Toffoli, le semine di ogm nel continente sono comunque
calate del 12 per cento nell’ultimo anno e il terreno coltivato a
transgenico è meno dello 0,001 per cento della superficie
agricola totale.
I progetti precedentemente bloccati da Zaia che aspettano di
partire sono nove e rigurdano mais, ma anche ciliegie, agrumi,
kiwi, uva, olive, fragole, pomodori e melanzane.
In che modo interagiranno le varietà geneticamente
modificate con le altre?
Intervistato dall’AGI, il presidente della Coldiretti di Rovigo,
Valentino Bosco, ha affermato che “coltivare ogm è un
processo irreversibile, che causa inquinamento genetico sulle
piante tradizionali e sui terreni nel raggio di tre chilometri, a
causa della naturale dispersione del polline” e che “ogm e
coltivazioni tradizionali non possono coesistere negli spazi
stretti delle aziende nostrane e la contaminazione genetica
ucciderà la nostra agricoltura di qualità e biologica
che, per inciso, è sempre ogm-free ed è apprezzata
nel mondo proprio perché le si riconosce un plusvalore di
sicurezza alimentare e di competenze produttive legate alle
tradizioni dei territori di riferimento.”
La decisione definitiva sulla sperimentazione dovrà comunque
passare anche dal ministero della Salute.
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