
Da secoli, il frutto dell’ume viene coltivato a Minabe e Tanabe in armonia con i boschi cedui e gli insetti impollinatori: un metodo riconosciuto dalla Fao.
Ne abbiamo parlato nel 2002: si tratta di “Humus”, l’ambizioso progetto, coordinato da Massimo Bonfatti, che vuole sviluppare agricoltura “pulita” in terra contaminata di Chernobyl.
Il progetto, pur tra mille difficoltà e stop and go
dovuti alle più svariate cause, sta procedendo.
L’anno scorso si è raggiunto il risultato più grande:
per la prima volta in un villaggio contaminato della Bielorussia
(il villaggio di Dubovy Log che è, fra l’altro il più
contaminato in assoluto) e a 17 anni di distanza dall’incidente
nucleare, si è tenuto un corso ufficiale di radioprotezione
nella scuola del villaggio (è stato il primo, nel suo
genere, in Bielorussia). Quest’anno ad ogni famiglia del villaggio
è stato distribuito un opuscolo con la carta
d’identità radiologica dei terreni e dei boschi del
villaggio per sapere quali porzioni di terreno meno contaminate
utilizzare nei pascoli e nella raccolta dei frutti del sottobosco
(la ricerca e l’analisi del territorio ha richiesto due anni di
lavoro).
L’opuscolo contiene anche raccomandazioni in campo alimentare
(modi di cottura dei cibi, loro preparazione, e cos’ via) tendenti
ad abbattere notevolmente, con semplici stili di vita, la
contaminazione presente, per l’80% nella catena alimentare.
Questo stesso anno, dopo un ulteriore corso di aggiornamento in
Italia degli agronomi bielorussi, sono nati i primi cetrioli con la
tecnica del fuori suolo nella serra costruita un anno fa a
Gomel.
Maggiori informazioni si possono trovare sul sito
www.progettohumus.it alla voce “Cronologia” e alla voce “Le
azioni”. Il sito, nato 18 mesi fa, si è attestato come il
maggiore portale italiano su Chernobyl e il nucleare.
A presto con altri aggiornamenti,
Massimo Bonfatti
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