
Con la decisione di proteggere 400mila ettari del Grand Canyon dalle compagnie minerarie, il presidente degli Stati Uniti inizia un’opera di rammendo di una politica ambientale finora contraddittoria.
Scienziati americani confermano la formazione di El Niño, il fenomeno climatico che periodicamente, circa ogni sette anni, influenza numerose zone del pianeta.
Gli scienziati della “Noaa” (National Oceanic and Atmospheric
Administration) hanno confermato che i segni raccolti nell’area
dell’Oceano Pacifico indicano l’arrivo di El Niño, il
fenomeno climatico che pur avendo origine nelle regioni equatoriali
dell’oceano Pacifico, al largo dell’America Latina, influenza quasi
tutto il mondo.
I “segni” consistono nel riscaldamento delle acque e in un aumento
consistente della copertura nuvolosa nell’area del Pacifico
tropicale. Il fenomeno, secondo gli studiosi, dovrebbe evolvere per
manifestare i suoi effetti a partire dall’inizio dell’estate.
Simili previsioni sono estremamente importanti, perché
permettono alle popolazioni interessate di prepararsi con mesi di
anticipo.
El Niño si verifica circa ogni sette anni, quando le acque
dell’oceano Pacifico al largo del Perù diventano
inusualmente calde, provocando una perturbazione climatica globale
dalle conseguenze spesso disastrose. L’ultimo El Niño
causò inondazioni in Perù e in Equador,
siccità in Papua Nuova Guinea, nelle Filippine e in
Indonesia, oltre a forti tempeste invernali in Cile e
California.
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