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Centinaia di petroliere solcano ogni anno l’alto Adriatico e quasi ogni giorno una di esse entra addirittura in laguna di Venezia. Ci vuole poco ad immaginare cosa succederebbe in caso di incidente.
Se il Mediterraneo è un mare chiuso, l’Adriatico lo è
ancora di più, con la laguna di Venezia che costituisce una
sorta di “angolo cieco”, di inestimabile bellezza e valore
storico-ambientale ma molto delicato dal punto di vista ecologico.
Così come lo sono buona parte delle coste adriatiche
italiane e croato-dalmate, con almeno una ventina di parchi e
riserve naturali.
Tutte queste zone sono oggi più che mai a rischio, per
l’intenso traffico di petroliere che si concentra proprio in questa
parte del Mediterraneo, con ben quattro terminali petroliferi:
Trieste, che è addirittura il primo porto italiano per
traffico di petrolio (32 milioni di tonnellate anno), Venezia,
Ravenna e Falconara. Quest’ultimo è lo scalo più
piccolo, pur movimentando quasi 5 milioni di tonnellate l’anno di
petrolio, con un traffico di oltre 670 petroliere. Venezia poi
meriterebbe un lungo discorso a parte: la splendida laguna da tempo
ha un vero e proprio tumore, che si chiama polo petrol-chimico di
Porto Marghera. Qui ancora nel 2000, attraverso un profondo canale
appositamente scavato tra le barene, che ha contribuito a
modificare perfino i ritmi delle maree eccezionali (passate dalle 8
degli anni Trenta alle 44 dei Novanta), sono transitate 746 navi
cisterna (73 petroliere) con 10,5 milioni di tonnellate di liquidi
pericolosi. Basta poco per immaginare cosa succederebbe ad uno dei
luoghi dichiarati dall’UNESCO patrimonio mondiale
dell’umanità se si verificasse un incidente pari anche solo
ad un decimo, per quantità di greggio finito in mare, di
quello recente della petroliera “Prestige”.
Quali Soluzioni? Accogliere la proposta del WWF Italia di
riconoscere l’Adriatico come “Area Particolarmente Sensibile
(PSSA), in base alle regole IMO dell’Agenzia delle Nazioni Unite
sui Traffici Marittimi. Riconoscimento che porrebbe questa parte
del Mediterraneo sotto un rigoroso controllo internazionale dei
traffici marittimi, in particolare vigilando sul traffico delle
petroliere e delle sostanze tossiche e probabilmente impedendo alle
stesse di entrare in laguna veneta.
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