Deepwater Horizon. Cronologia del disastro

Gli Stati Uniti citano in giudizio BP e altre otto compagnie reputate responsabili per i miliardi di dollari di danni per il disastro petrolifero del Golfo Messico.

15 dicembre, BP e altre otto compagnie citate in giudizio

Gli Stati Uniti, per la prima volta, citano in giudizio BP e altre otto compagnie reputate responsabili per i miliardi di dollari di danni per il disastro petrolifero del Golfo Messico, il peggiore della storia statunitense. Le altre compagnie sono Transocean Ltd, Anadarko Petroleum Corp, Mitsui e i Lloyds di Londra, assicuratori di BP. Tranne che per quest’ultima l’amministrazione Obama ha chiesto al giudice di New Orleans risarcimenti per danni illimitati – ben oltre i 75 milioni di dollari stabiliti come tetto dall’Oil Pollution Act.

I capi di accusa secondo il Dipartimento di Giustizia vanno dall’assenza di controlli efficaci prima dell’esplosione del 20 aprile scorso alla carenza di strumenti di monitoraggio delle condizioni del pozzo Macondo. Si contesta anche l’omissione di sorveglianza costante sul pozzo e di aver trascurato le misure necessarie alla protezione del personale e dell’ambiente. “Intendiamo provare”, ha detto il ministro della Giustizia, Eric Holder, “come gli imputati siano responsabili dei costi legati alla rimozione del greggio, alle perdite economiche e agli illimitati danni ambientali”. A ciò si aggiungono le richieste di risarcimento già presentate da privati: circa 300 citazioni depositate finora nei tribunali federali di New Orleans.

2 novembre, BP dichiara un bilancio di 1,79 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2010

Sei mesi dopo la conseguente fuoriuscita della marea nera, la compagnia petrolifera britannica British petroleum (Bp) ha annunciato di aver realizzato un utile netto di 1,79 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2010, in calo del 66,5% rispetto ai 5,34 miliardi riportati nello stesso periodo del 2009. Sul bilancio della prima compagnia petrolifera al mondo hanno pesato i costi per contenere le perdite nel Golfo del Messico e ripulire il mare continuino a salire. La società ha alzato le stime di 7,7 miliardi di dollari a causa dei ritardi nella chiusura del pozzo. Il totale delle spese stimato è pari 39,9 miliardi di dollarii questi, 11,6 sarebbero già stati sborsati per contenere la perdite e pulire il mare, oltre che per indennizzare gli Stati rivieraschi e le autorità federali americane.

19 settembre, concluse le operazioni di chiusura del pozzo

British Petroleum e il governo Usa annunciano ufficialmente la conclusione delle operazioni di chiusura del pozzo, la cui falla è stata sigillata a 4 mila metri di profondità attraverso l’iniezione di cemento e altri materiali: scongiurata dunque la possibilità di nuove eventuali fuoriuscite, che avrebbero potuto aggravare la già di per sé disastrosa catastrofe ecologica causata dal petrolio perso in seguito all’esplosione della Deepwater Horizon.

 Eric Holder (Photo by Kris Connor/Getty Images)
Eric Holder, ex ministro della giustizia (Photo by Kris Connor/Getty Images)

4 luglio, riprendono le operazioni

Passata la tempesta tropicale Alex, sono riprese le operazioni nel Golfo del Messico colpito dalla marea nera. Nel frattempo Bp, prima responsabile del peggior dramma ecologico della storia degli Stati Uniti, si prepara a licenziare i suoi principali dirigenti, iniziando dal presidente Carl-Henric Svanberg, accusato da piu’ parti di non essere stato in grado di gestire la crisi. Tra le teste che salteranno, secondo il Financial Times, viene citata quella di Tony Hayward, l’amministratore delegato in prima linea sin dal primo giorno, ma che ha fatto una serie di gaffe che hanno irritato sia le autorita’ americane, sia gli azionisti.

1 luglio

Sta facendo il giro della rete (e anche su YouImpact) un video in cui si ironizza sui cervellotici tentativi di BP di fermare le perdite di petrolio paragonandoli a una riunione di manager di fronte a una tazza di caffè versato. A un certo punto, uno di questi tira fuori uno strap di cartacasa, però invece di usarla per assorbire il caffè, ci scrive sopra. Ebbene, quell’idea potrebbe essere realtà. Si chiama Oil Guard, ed è un nuovo tessuto presentato dall’azienda svizzera HeiQ: è water resistent e riesce ad assorbire greggio fino a 7 volte il proprio peso. L’azienda ha detto di esser pronta a produrne i 10 km necessari per distenderla sulle coste della Lousiana e tentare anche così di ridurre i danni.

21 giugno, BP stima una perdita di petrolio intorno ai 100mila barili al giorno

Un documento interno della BP rivelerebbe che la compagnia petrolifera stima a 100mila barili al giorno la perdita possibile del petrolio nel Golfo del Messico, cifra dieci volte maggiore di quelle ufficiali. La rivelazione da parte di un deputato democratico giunge nel giorno in cui la Casa Bianca rafforza le critiche al capo della BP, Tony Hayward, per essere andato in Gran Bretagna ad assistere ad una gara del suo yacht di lusso. Intanto il Congresso della Louisiana proclama un giorno di preghiera contro la marea nera: falliti finora gli interventi umani, si cerca un intervento divino contro il più grande disastro ambientale della storia americana. Finora si parlava di perdite dai 6 ai 10.000 barili al giorno, e già così sarebbe un’enormità: da 1.000 a 1.400 tonnellate di petrolio al giorno, calcolavamo – il peso di 1.000 auto al giorno di petrolio, in mare. Ma così… sarebbero 14.000 tonnellate al giorno. In LifeGate abbiamo fatto i calcoli: è come affondare una petroliera ogni 10 giorni. Come gettare in mare 5.300 autobotti al giorno.

15 giugno, il presidente USA afferma: la marea nera è l’11 settembre dell’ambiente

“La marea nera è l’11 settembre dell’ambiente”. In un’intervista al giornale Politic il presidente USA afferma: “Così come la nostra visione della politica estera si è rivelata vulnerabile ed è cambiata profondamente dopo l’11 settembre, penso che questo disastro cambierà il modo in cui penseremo all’ambiente e all’energia per molti anni a venire”. Ancora più duro in un’intervista alla NBC: “Quale sedere dovrò prendere a calci? Non staro più a discutere con gli esperti”.

13 giugno, colloquio telefonico tra Barack Obama e il premier inglese David Cameron

Forte richiamo della Guardia Costiera Usa contro la BP, che deve assolutamente fare di più e velocizzare le operazioni di contenimento. Nel contempo, durante un colloquio telefonico di 30 minuti, Barack Obama assicura al premier inglese David Cameron che i malumori americani sulla vicenda non si rifletteranno sull’Inghilterra come paese. L’ufficio di Downing Street aveva ricevuto pressioni per invitare l’amministrazione USA a moderare i toni della polemica contro una delle maggiori compagnie inglesi, nel timore di danneggiare i milioni di risparmiatori che hanno investito su BP con azioni o fondi pensione. Intanto, BP sta valutando di sospendere la distribuzione dei dividendi.

7 giugno, Barack Obama ha confermato l’avviamento delle operazioni di cattura del greggio

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha confermato che BP ha avviato le operazioni di cattura del greggio dalle fuoriuscite, ma ancora molto petrolio si sta spargendo in mare. Il completamento delle operazioni richiederà mesi – mentre per la bonifica dei luoghi e i risarcimenti economici occorreranno anni. I danni potrebbero essere di portata tale da impattare sull’economia nazionale: “Il danno economico della fuoriuscita del greggio è sostanzioso e tuttora crescente”.

6 giugno, si cerca di arginare la perdita

Una copertura piazzata sopra a una delle condutture rotte pare stia riuscendo a intercettare dai 6.000 ai 10.000 barili al giorno, all’incirca la metà della fuoriuscita di greggio stimata. L’ammiraglio Thad W. Allen della Guardia Costiera, al comando delle operazioni federali per arginare il disastro, ha dichiarato alla ABC: “Sta lentamente aumentando la quantità di greggio incanalato dalle perdite”. Sabato, i barili raccolti erano stati 6.000. Gli fa eco Tony Hayward, capo della BP, alla BBC: “Un altro sistema di contenimento sarà messo in opera nel prossimo weekend, e quando entrambi saranno a posto speriamo di riuscire a contenere la maggior parte delle fuoriuscite”.

29 maggio, si continua a cercare di sigillare il pozzo

Il peggior disastro ambientale nella storia Usa raggiunge il quarantesimo giorno, senza soluzioni in vista. Gli ingegneri Bp stanno pompando fango e detriti nel pozzo, ma non l’hanno ancora sigillato con un tappo in cemento definitivo. Nonostante l’apparente mancanza di progressi, Top Kill andrà avanti per 48 ore, fino a domenica a sera. Secondo il Los Angeles Times gli inquirenti Usa nelle ultime tre settimane hanno raccolto prove in Louisiana per incriminare penalmente la Bp. L’inchiesta giudiziaria è guidata dai viceministri della Giustizia Ignacio Moreno, responsabile per l’ambiente e le risorse naturali, e Tony West, responsabile della divisione di protezione civile del ministero della Giustizia. Il presidente Usa Barack Obama torna sulle spiagge della Lousiana e, incontrando i governatori di Louisiana, Florida e Alabama, ha detto che triplicherà il numero delle persone impiegate nei luoghi toccati dalla marea nera.

WASHINGTON - MAY 18:  Ken Salazar testimonia per l'incidente Deepwater Horizon  (Photo by Mark Wilson/Getty Images)
WASHINGTON – 18 Maggio: Ken Salazar testimonia per l’incidente Deepwater Horizon (Photo by Mark Wilson/Getty Images)

24 maggio, cresce la rabbia nei confronti della BP

Cresce la rabbia nei confronti della BP. Il ministro dell’Interno Usa, Ken Salazar, ha detto di essere “molto arrabbiato e molto frustrato” perché il gruppo petrolifero anglo-olandese “di scadenza mancata in scadenza mancata continua a non onorare le promesse fatte”. “Se ci accorgeremo che non stanno facendo quello che devono, sapremo come spingerli a farlo”. I tecnici BP ribadiscono che entro un paio di giorni al massimo si procederà con un nuovo tentativo di chiudere la falla.
Interviene l’Iran: secondo il responsabile della società statale che opera nel campo delle trivellazioni, Mehran Alinejad, l’emergenza in corso nel Golfo del Messico è “poca cosa” rispetto a quelle affrontate dall’Iran, in particolare negli anni Ottanta, per arginare il petrolio che sgorgava da pozzi bombardati nel corso della guerra con l’Iraq.

16 maggio, Cinque ingegneri invitati dal ministro USA dell’energia visitano il centro di crisi BP

Cinque ingegneri nucleari invitati dal ministro USA dell’energia Steven Chu visitano il centro di crisi BP a Houston. “Ci hanno dato una buona idea”, ha detto l’amministratore BP Tony Hayward. Senza peraltro indicare “quale” – soprattutto se si stia pensando a esplosioni nucleari come metodo estremo per fermare la perdita di petrolio. Secondo il quotidiano russo Komsomoloskaya Pravda ai tempi dell’Unione Sovietica problemi simili sono stati risolti in questo modo (almeno 5 volte – aveva scritto il quotidiano – la prima per spegnere i pozzi a gas di Urt Bulak, il 30 settembre 1966, con una carica da 30 chilotoni, una volta e mezza quella di Hiroshima, a 6 chilometri di profondità). Il metodo dell’esplosione nucleare non è però mai stato testato sott’acqua.

Senza soluzioni, BP ha però un’altra preoccupazione: che la marea nera nel Golfo non faccia interrompere le trivellazioni, come “l’incidente dell’Apollo 13 non fermò l’esplorazione dello spazio”, ha detto Hayward. Trovando l’immediato appoggio dell’ex governatrice dell’Alaska Sarah Palin.

13 maggio, problemi per l’idea della lotta ‘batteriologica’ alla marea nera

Problemi per l’idea della lotta ‘batteriologica’ alla marea nera. Ci sono già diversi tipi di batteri che vengono utilizzati soprattutto per perdite di petrolio di minore entità, alcuni già presenti in natura: ”Molte compagnie stanno studiando versioni geneticamente modificate e più potenti – spiega Terry Hazen del Lawrence Berkeley National Laboratory – ma queste per ora funzionano solo negli ambienti ricchi di nutrienti del laboratorio. Una volta messi nell’acqua salata la maggior parte muore”.

10 maggio, si aprono le inchieste

Si aprono le inchieste condotte dal Minerals Management Service (MMS) e dalla US Coast Guard (USCG) per identificare i fattori che hanno condotto al disastro. Responsabili dell’indagine sono David Dykes del MMS e il capitano Hung Hguyen della USCG. Le due organizzazioni condividono la giurisdizione sulle acque extraterritoriali e hanno già stilato un memorandum su ruoli e responsabilità. La prima udienza pubblica è l’11 maggio, ore 8 a.m., a Kenner, Louisiana. Intanto il Financial Times pubblica nuove stime dei danni: 10 miliardi di dollari. BP detiene il 65% della licenza areale

Mississippi Canyon Block 252 insieme ad Anadarko (25%) e Mitsui (10%), responsabili in proporzione alle loro quote. Ai 350 milioni di dollari già spesi si sommano le spese per le operazioni di superficie e i solventi, 6 milioni di dollari al giorno. Inoltre, secondo la legge Usa, BP dovrà risarcire il danno ecologico e rimborsare la guardia costiera e le altre agenzie governative.

9 maggio, BP cerca una soluzione

BP valuta come procedere, dopo che un accumulo di gas nella cupola ha costretto gli ingegneri a sospendere le operazioni per posizionare la camera a quattro piani sulla falla, la migliore soluzione a breve termine trovata dalla compagnia per fermare la perdita. La cupola è stata lasciata sul fondale. La riflessione potrebbe prendere un paio di giorni. Dalla falla si riversano in acqua almeno 5.000 barili di greggio al giorno.

7 maggio, continua la fuoriuscita di grggio

Nonostante l’apposizione della cupola, si disperdono 5000 barili di greggio al giorno. Il team d’emergenza tenta un nuovo incendio controllato.

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