
Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Zimbabwe e Zambia rifiutano gli aiuti alimentari contenenti OGM dagli USA: una decisione coraggiosa per evitare che l’Africa si trasformi nella discarica dell’Occidente.
Dopo lo Zimbabwe, ora tocca allo Zambia. Salgono così a tre
(includendo anche il Mozambico) i Paesi africani che hanno
coraggiosamente rifiutato gli aiuti alimentari provenienti
dall’Occidente e contenenti cibo geneticamente modificato. In
realtà lo Zambia non ha ancora detto definitivamente no, ma
si è posto un termine – il mese di settembre – entro il
quale scienziati ed esperti potranno chiarire se è dannoso
per la salute dei suoi quasi due milioni e mezzo di abitanti che
rischiano di morire di fame a causa della carestia che ha colpito
il Paese.
E’ quanto ha sostenuto il Ministro della Sanità dello Zambia
Brian Chituwo, il quale ha colto l’occasione di toccare l’argomento
proprio durante l’Earth Summit di Johannesburg, di fronte a un
Colin Powell, il Segretario di Stato americano, in palese
difficoltà per una questione così spinosa.
Tempi forse troppo brevi per una decisione che rischia di diventare
frettolosa, quelli dello Zambia, dal momento che da anni il resto
del mondo non è ancora riuscito a darsi una definitiva
risposta su questo tema. Ma certo non sarà più
sbrigativa di quanto lo è stata la sentenza con cui gli
Stati Uniti hanno candidamente affermato che “il cibo geneticamente
modificato non ha mai fatto male a nessuno, visto che gli stessi
statunitensi da anni lo consumano direttamente e indirettamente
nella carne”. Gli Stati Uniti, però, dimenticano -o per
meglio dire, preferiscono dimenticare – che il vero pericolo non
sono solo i danni per la salute, ma anche quelli all’ecosistema e
alla biodiversità, con la conseguente difficoltà, per
gli stessi Stati del Terzo Mondo, di esportare prodotti
contaminati.
Lo Zimbabwe, ad esempio, il cui Ministro dell’Agricoltura Joseph
Made ha fermamente dichiarato che non saranno più accettati
aiuti alimentari costituiti da OGM (come invece era accaduto in
passato), esporta carne di manzo in Unione Europea. Quella UE che
quindi non sarebbe più disposta a importare prodotti
contaminati, spazzando così via una nicchia di mercato che
garantisce la sopravvivenza dei contadini africani. La stessa
Unione Europea che, a parte l’esitazione iniziale, non si è
fatta molti scrupoli a intercedere per gli Stati Uniti garantendo
ai Paesi del Sud Africa che cinque varietà di cereali OGM
non sono dannosi: un favore non da poco alle multinazionali
americane come la Monsanto, leader nel settore e in piena crisi a
causa dell’opposizione mondiale agli OGM.
Un sostegno analogo l’ha fornito, per assurdo, anche la FAO, il cui
Direttore Generale Jacques Diouf ha testualmente affermato: “non
intendo convincerli ad accettare o meno, ma ci sono comunque poche
possibilità che il cibo geneticamente modificato possa
essere dannoso per l’uomo”. Del resto, quale può essere il
valore della salute in un Paese come lo Zimbabwe dove sei milioni
di persone lottano contro la fame? “Poche chiacchiere, quindi”,
esortano gli Stati Uniti. “Rifletteteci bene prima di rifiutare”,
consigliano le Nazioni Unite. Un consiglio non troppo velato e
ancor meno disinteressato.
Roberta Marino
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