
La schiavitù moderna è un problema reale in varie zone del mondo. E riguarda anche i paesi del G20, perché importano beni che sono frutto di lavoro forzato.
Al Gore e Una scomoda verità. Per un’ora e mezza, in piedi, al centro di un vasto auditorium, sfondo nero e megaschermo alle spalle, racconta. Spiega. Convince.
Per un’ora e mezza Al Gore, in piedi, al centro di un vasto auditorium, sfondo nero e megaschermo alle spalle, racconta. Spiega. Convince. Dietro di sé le immagini di mappe del globo, grafici in impennata, previsioni e cifre si rincorrono in veloci carrellate.
Su questa linea narrativa nera e piatta s’innestano brevi stacchi: una telecamera lo riprende alle spalle mentre impagina le sue relazioni su un fiammante Macintosh titanium, mentre sceglie le immagini più impressionanti, mentre redige brevi appunti. Altri brevi flashback, basati su fotografie ingiallite, raccontano sprazzi di vita personale (che al palato europeo potrebbero sembrare melensi e che servono però ad esaltare il nitore del racconto autentico).
Il clima dà segni di pazzia. Gli scienziati lo sanno. Gli articoli scientifici lo dicono. I grafici lo illustrano in modo spaventoso.
Che si tratti di fluttuazioni delle temperature, di concentrazione della CO2 in atmosfera, ci sono lunghissime linee piatte per centinaia di migliaia d’anni che s’impennano e schizzano impazzite verso l’alto, nell’ultimo trattino.
Esemplificativo del modo di comunicare “made in Usa”, il film di Al Gore illustra aspetti interessanti di un personaggio interessante, è un documentario rigoroso e convincente, chiaro, decisivo. Un po’ celebrativo, ma affascinante fors’anche per questo. Questo film potrebbe far cambiare idea a molti, su un problema globale.
L’Al Gore in primo piano si erge come un eroe dei tempi moderni. Sta scegliendo di rilanciarsi politicamente non già puntando sulle tasse, l’economia, la sanità, o lo sconquasso della guerra in Iraq. No. Punta sull’ambiente. È il primo leader politico internazionale che lo fa.
In seconda battuta, riesce, con il puro accostamento di immense diapositive, a far risplendere anche sugli spettatori una soffusa luce eroica riflessa: non solo perché siamo speciali, lì, da un’ora e mezza a sentire la sua lezione, al buio. Ma perché questi dati, queste cifre, questi grafici fanno paura, fanno immediatamente prender coscienza che ridurre la CO2 è da fare ora, subito, da oggi. E che è facile. Come? C’è anche un decalogo. Firmato Al Gore.
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