Alberi e armi

Dietro allo scempio di intere foreste si nascondono traffici illegali, come quello legato alle armi. La Cambogia ha vietato il taglio degli alberi, pena l’arresto.

Il premier cambogiano Hun Sen, per impedire che le antiche foreste
tropicali del suo paese venissero rase al suolo dalle industrie del
legno che, ormai da anni, grazie alle concessioni governative le
abbattono senza sosta, ha deciso di vietare il taglio degli alberi.
Così in Cambogia dall’inizio del 2002 è vietato
tagliare anche un solo albero. Per chi commette questo reato la
pena è una sola: l’arresto.

La decisione del governo cambogiano è unica nel suo genere.
Non risulta che in altri paesi in via di sviluppo si cerchi di
proteggere le foreste dal taglio illegale degli alberi.
Infatti il commercio del legno, in molti di questi paesi, è
diventato una delle fonti di profitto più remunerative anche
perché, spesso, è legato al traffico di armi.
Soprattutto in Africa, dove i legni pregiati delle foreste
significano un vero business per il finanziamento
dell’illegalità, con guadagni da capogiro.

Il legno proveniente dalla Monrovia (Liberia) alimenta i traffici
d’armi in Africa occidentale, foraggiando i ribelli sierraleonesi
del fronte unito rivoluzionario (Ruf), ma da noi arriva sotto forma
di innocuo parquet.

L’ex Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, fino a due anni
fa scossa da una guerra civile che ha fatto oltre due milioni di
vittime, è ora mèta ambita di uomini decisi a
sfruttare le sue risorse e a far soldi. Robert Mugabe, presidente
dello Zimbabwe, per ripagarsi dei costi avuti in seguito
all’appoggio bellico dato all’ex Zaire, ha concluso un affare con
il governo appoggiato per lo sfruttamento di foresta (33 milioni di
ettari, pari a una volta e mezzo la superficie della Gran
Bretagna).

In Europa arriva legno proveniente dal Camerun dove, secondo quanto
sostiene Greenpeace, lo sfruttamento illegale delle foreste
riguarda il 90% della produzione.
Tra i paesi europei che importano legname illegale figurano
Francia, Cina, Danimarca, Italia, Gran Bretagna, Germania e
Spagna.

Intere foreste spazzate via per arricchire e finanziare i signori
delle guerre, coloro che alimentano le rivolte all’interno di
territori già in ginocchio per le continue e pesanti
lotte.
Sfruttamento del territorio e dei suoi patrimoni millenari per
finanziare progetti di morte, distruzione di tesori naturali,
almeno fino a quando i governi e le autorità competenti non
decideranno di intervenire seriamente dimenticando interessi
economici e territoriali.

Elena Evangelisti

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