Specie aliene. Clandestini a bordo

Gli effetti umani sugli ecosistemi del nostro pianeta continuano a svilupparsi. A causa degli spostamenti e dei traffici commerciali le invasioni di specie aliene accadono spesso quasi invisibilmente.

Il commercio globale, sempre più in espansione sta
alimentando in maniera esponenziale il consumo, con grandi
contenitori di merci che si muovono rapidamente da una parte
all’altra del mondo in aereo, nave, treno e camion.

La globalizzazione economica unitamente al settore dei trasporti e
del turismo e l’indebolimento dei sistemi di quarantena, fa
sì che la gente diventi in gran parte, e inconsapevolmente,
responsabile dello spostamento di uova, semi, spore, parti
vegetative e di interi organismi da un posto verso un altro.
La specie straniera che arriva all’interno di un ecosistema natale
può produrre risultati disastrosi: si può trasformare
in specie straniera invasiva, causando effetti deleteri e
significativi sia sugli ecosistemi che sulle economie.

In Italia uno degli ultimi ospiti indesiderati arrivati è un
insetto proveniente dal Nord America: la Diabrotica virgifera
virgifera.
Nel 1998 è stato intercettato in Veneto, in località
Tessera, vicino all’aeroporto Marco Polo di Venezia; nel 2000 sono
stati catturati alcuni esemplari anche in Lombardia nelle
località Vizzola Ticino e Somma Lombardo (Va) nei pressi
dell’aeroporto di Malpensa. Recentemente l’insetto è stato
catturato anche in Piemonte e in Friuli.
Il piccolo coleottero è noto per i problemi che causa in
agricoltura: ha una larva che può danneggiare le radici del
mais e compromettere i raccolti.
Considerando l’estensione delle coltivazioni di granoturco in
Italia, e in particolare nella campagna lombarda, si può
immaginare il rischio di infestazione a cui si va incontro.
Per dare un’idea della sua pericolosità, basta ricordare che
il costo complessivo stimato negli U.S.A. per la difesa contro
questo parassita e per le perdite di produzione che ne derivano
è dell’ordine di 1000 milioni di dollari/anno.

Le conseguenze delle invasioni di specie straniere hanno effetti
negativi, oltre che sugli ecosistemi natali, sugli interessi
economici umani.
Le erbacce riducono i rendimenti del raccolto, aumentano i costi di
controllo e fanno diminuire il rifornimento idrico dai bacini di
raccolta e dagli ecosistemi d’acqua dolce.
I turisti introducono involontariamente le piante straniere,
degradano gli ecosistemi protetti e gravano sui costi
dell’amministrazione pubblica.
Lo scarico di acqua nere introduce organismi acquatici nocivi,
comprese le malattie, batteri e virus, sia agli ecosistemi marini
che a quelli d’acqua dolce, quindi degradando le industrie della
pesca, commercialmente importanti, e le occasioni di ripopolamento
della fauna ittica.

La linea della responsabilità è per il momento
insufficientemente chiara per determinare i cambiamenti necessari
al comportamento umano, così purtroppo le generazioni future
saranno coloro che pagheranno la maggior parte dei costi sia in
termini economici che di ecosistemi alterati.

 

Tomaso Scotti

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