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Il massaggio siamese inventato dalle donne thailandesi desiderose di dare sollievo alle membra indolenzite dal duro lavoro nei campi dei loro uomini.
Una leggenda, molto vicina alla realtà, racconta che un
tempo in Thailandia gli uomini, passando gran parte della loro vita
nei canali ricolmi d’acqua, tornassero a casa la sera con le membra
indolenzite dall’umidità e si lamentassero per i dolori
reumatici. Le loro donne si preparavano così a massaggiarli
dolcemente su tutto il corpo per lenire il dolore. Nascono da qui
le origini del massaggio tailandese, radici affascinanti, dalla
connotazione quanto mai romantica e sociale. Si pensa, comunque,
che il leggendario fondatore di quest’antica arte fosse un medico
dell’India settentrionale, Jivaka Kumar Bhaccha, contemporaneo di
Buddha e medico personale di Bimbisara, re di Magadha.
Nonostante le origini del massaggio tailandese restino tuttora
piuttosto oscure, tanto da non sapere fino a che punto i concetti
di agopuntura e agopressione e altri aspetti della medicina
tradizionale cinese abbiano influenzato questa pratica, i
fondamenti teorici del massaggio siamese o thai si basano comunque
sull’esistenza di invisibili linee di energia, che percorrono tutto
il corpo, dieci delle quali, chiamate “sen”, sono particolarmente
importanti al momento dell’applicazione.
Su queste linee di energia sono situati i punti più
importanti dell’agopuntura e possono essere immaginati come
“finestre del corpo” attraverso le quali avviene lo scambio con
l’energia cosmica. Un buon massaggiatore pratica la sua arte in
concentrazione meditativa, iniziando con una preghiera, per poi
operare con una coscienza e un’attenzione totali.
A differenza di molte pratiche occidentali, nel massaggio thai il
lavoro sui muscoli è solo un obiettivo secondario,
perché il rapporto principale non è con il corpo
fisico, bensì con quello energetico. Si lavora, infatti,
esercitando sul corpo una pressione sui punti d’energia (proprio
come nella reflessologia). Inoltre, vengono utilizzati esercizi di
stiramento e allungamento dei muscoli, che si potrebbero
considerare come applicazioni dello “Hatha Yoga” o yoga fisico. La
pressione deve risultare piacevole, anche se energica: ecco
perché un bravo massaggiatore deve sviluppare una grande
sensibilità e intuire ciò che il corpo di ciascun
paziente
richiede.
Manuela Mancini
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