Alle radici del rebirthing

Le sue origini si perdono nella notte dei tempi e solo da circa trent’anni

A cura di Giulia Barletta

Una delle pratiche più efficaci e interessanti della medicina olistica è quella del rebirthing, basata sul respiro consapevole con profonde radici nel passato.

Questa tecnica ha numerosi punti di contatto con il Kriya Yoga, con il Pranayama, con il Kundalini Yoga e con alcune pratiche del taoismo cinese. Come si vede perciò è una tecnica estremamente antica e collaudata.

All’inizio degli anni ’70 una scuola americana riscopre i pregi e i benefici effetti del respiro circolare (inalazione ed esalazione legati insieme, senza pause) e comincia a diffondere questa metodologia in California con il nome di rebirthing. Il termine, in inglese, significa ‘rinascere’ perché tramite la respirazione consapevole è possibile rivivere il trauma della nascita: come dice il dott. F. Leboyer: “a si dimentica. E la nascita meno di tutto il resto”.

Qualche anno più tardi, il rebirthing arriva anche in Italia, portato dallo psicologo e psicoterapeuta dott. Filippo Falzoni Gallerani di Milano, il quale però gli dà un’impronta squisitamente transpersonale, in linea con la Psicologia Transpersonale di Abraham Maslow, Stanislav Grof e Ken Wilber, quella corrente cioè che si occupa della psiche dell’uomo in tutti i suoi aspetti (dall’inconscio alla spiritualità) e studia con particolare attenzione gli stati non ordinari di coscienza.

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