
Alberi, piante rampicanti e specchi d’acqua. Negli stabilimenti del Gruppo Prada il verde avvolge l’architettura.
Il progetto “lino biologico” rappresenta in pieno la naturale estensione di pensiero e di prodotto per un’azienda che conosce molto bene i plusvalori ecologici e che da sempre si è imposta disciplinari molto rigorosi in merito.
Le fibre naturali, infatti, sono tuttora promosse con successo
in molti Paesi, anche se spesso sia la produzione agricola di
piante da fibra tessile che la manifattura di prodotti tessili sono
lontane da concetti definibili naturali. Altri, parallelamente ad
una produzione invasiva, hanno pensato di creare un ecobrand
semplicemente finalizzato al marketing per riscuotere consensi. Sul
fronte opposto, invece, segnaliamo aziende come Crespi 1797 che – a
proposito di etica ambientale e di prodotto – ha saputo attestarsi
negli anni come vero avamposto di correttezza e sensibilità
nel panorama del tessile internazionale, tradizionalmente il
settore più inquinante in assoluto. Da anni, infatti,
produce tutti i suoi tessuti nel massimo rispetto dell?ambiente con
energia pulita prodotta con le proprie centrali idroelettriche.
Il progetto “lino biologico” rappresenta in pieno la naturale
estensione di pensiero e di prodotto per un?azienda che conosce
molto bene i plusvalori ecologici e che da sempre si è
imposta disciplinari molto rigorosi in merito. “Come spesso
è accaduto nel corso dei suoi 210 anni di storia, anche in
questo caso Crespi 1797 risulta la prima azienda a proporre lino
biologico certificato, che in tutto il processo di lavorazione non
subisce alcun trattamento invasino, addirittura a partire dal seme
e dal terreno in cui viene coltivato, sempre vergine e sempre nuovo
per consentire alla pianta di ricavare il massimo del nutrimento
senza l?aggiunta di componenti chimici esterni”.
Il lino biologico Crespi 1797 è certificato da ICEA. Il
logo certifica un prodotto tessile ottenuto da fibra naturale
biologica, prodotta conformamente al Reg. CEE 2092/91, che non ha
subito processi di sbiancamento a base di cloro e che nel processo
di tintura e stampa non ha ricevuto sostanze contenenti metalli
pesanti come nichel, cromo, rame, cobalto. E’ inutile sottolineare
quali siano i vantaggi personali e sociali al contempo
nell?indossare un tessuto ecologico.
?I motivi per cui una persona si avvicina al biologico possono
essere diversi ? sottolinea Francesca Crespi, amministratore
delegato di Crespi 1797 – C?è chi ha la consapevolezza che
indossare un capo biologico, proprio come mangiare biologico,
è un modo per rispettare la natura rifiutando metodi di
produzione invasivi e devastanti degli ecosistemi. C?è chi
è particolarmente attento all?aspetto equo e solidale che
contraddistingue il nostro rapporto con i produttori. E c?è
poi soprattutto una larga parte di pubblico che si rivolge ai
tessuti biologici nel momento in cui sperimenta sulla sua pelle
quanto la chimica possa essere dannosa. Non è un mistero che
allergie e dermatiti stiano aumentando in modo esponenziale, e
molto spesso alla loro base c?è proprio il contatto
epidermico con le sostanze chimiche di cui sono intrisi gli abiti
che indossiamo. Per scegliere i nostri tessuti non è
indispensabile essere sostenitori del biologico: a volte basta solo
avere a cuore la propria salute?.
E’ la proiezione di un?idea ben chiara di cosa sia il rispetto
per l?ambiente e per il consumatore. Ma non solo. E? una proposta
raffinata dedicata alle case di moda di tutto il mondo e insieme
una piccola scintilla che può avviare una nuova stagione del
tessile che nei prossimi anni dovrà confrontarsi con il suo
passato per poter affrontare le sfide più dure che
riserverà il suo futuro.
?Il nostro obiettivo ? spiega Paolo Foglia, coordinatore del
Tavolo nazionale per il tessile biologico ed equo-solidale –
è quello di promuovere la competitività strategica
delle imprese tessili italiane intervenendo, come suggerito anche
dal Gruppo di alto livello istituito dalla Commissione europea, su
ricerca e innovazione e sulla responsabilità sociale
d?impresa. Esperienze internazionali come quella dell?associazione
Organic exchange di cui sono socie diverse grandi imprese come
Nike, Timberland, Patagonia, Mark&Spencer, testimoniano che sta
nascendo un mercato e si stanno organizzando filiere produttive
attente ad un concetto integrato di responsabilità
sociale”.
Amato Studio
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