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Anche le navi si fanno ibride
Il velo che copre il modellino è scostato lentamente e,
come da più rigorosa etichetta, ecco mostrarsi al pubblico
il nuovo lussuoso yacht ‘Long Range 23’.
Eccola, la prima barca a propulsione ibrida. In verità
l’accoppiamento diesel-elettrico esiste già nel comparto
navale, ma è impiegato per generare le grandi potenze
necessarie alla mobilità delle navi da crociera.
La peculiarità di questo nuovo motore sta tutta nelle 5
modalità operative della propulsione ibrida: si può
passare dal sistema Diesel tradizionale che, quando selezionato,
trasmette direttamente la potenza alle eliche, alla
possibilità di navigare in ‘Zero Emission Mode’ – ad
emissioni zero – con l’ausilio di 2 motori elettrici sincroni da 70
kW.
In questo modo è possibile entrare in una baia, sostare
nel porto per diverse ore mantenendo le funzionalità di
bordo e uscirvi facendo funzionare tutto lo yacht ad emissioni zero
e in totale silenzio.
Parlando di consumi ed emissioni e volendolo confrontare con il
mondo dell’auto, lo si può paragonare ad un SUV di medie
dimensioni (se in modalità accopiata diesel-elettrico).
Qui però siamo in presenza di un hotel di lusso
galleggiante, che consuma come quattro appartamenti e che in media
emette una cinquantina di chili di CO2 a miglio nautico. È
chiaro che arrivare ad emissioni pari a 500 grammi per chilometro,
o addirittura a zero per la modalità totalmente elettrica,
è un bel passo avanti.
C’è da sottolineare che il mercato per questo tipo di
imbarcazioni è riservato a pochi, pochissmi. L’aspetto
positivo che certamente si può scorgere, è tutto nel
fatto che sta prendendo piede, un po’ in tutta la trama del tessuto
sociale, una certa inversione di rotta nei consumi e nei modi di
consumare.
Anche se a volte viene da chiedersi se essere ecologici e
sostenibili – senza rinunciare a certi servizi e comodità –
sia a portata solo di chi se lo possa realmente permettere.
Rudi Bressa
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