Anno nero per la fauna selvatica

Le maglie delle leggi che regolano i diritti dei cacciatori si sono allargate negli ultimi tempi. E mai come ora i cacciatori si sentono sicuri di poter sparare alle loro prede.

Giusto alla fine del periodo della caccia, WWF e LIPU raccontano come si è evoluta la situazione nell’ultimo anno. Il bilancio non è molto bello: aumento del fenomeno bracconaggio, più libertà e diritti ai cacciatori, un accanimento inspiegabile contro la fauna selvatica, in primo luogo contro i volatili.

Il bracconiere non è colui che di nascosto va a cacciare un paio di lepri o fagiani per il pranzo della domenica. L’87% delle persone denunciate per bracconaggio sono in possesso di una regolare licenza di caccia ma non rispetta le leggi. Uccidono delle specie prottette, quest’anno tra gli altri due orsi, un’aquila reale e un gatto selvatico. Cacciano in territori tutelati, non si attengono al calendario venatorio o usano dei metodi vietati che sono crudelissimi e non rispettano minimamente la dignità dell’animale.

A proposito di quest’ultimo punto vale la pena soffermarsi un attimo sui numeri di attrezzi vietati raccolti nell’ultimo anno: le sole 35 guardie volontarie in servizio in Lombardia hanno sequestrato nell’anno 2002 15’000 archetti, 100 reti, 15 trappole per la cattura di uccelli e decine di lacci. Questi dati vanno moltiplicati considerando anche le guardie del corpo forestale dello Stato. Così il totale degli archetti raccolti (in Lombardia) l’anno scorso è di circa 55’000.

Le associazioni ambientaliste parlano, riguardo l’ultimo anno, di un vero “boom” di crimini contro la fauna. Secondo loro questo sarebbe da ricondurre alle promesse di deregulation della caccia. La speranza, o minaccia a secondo del punto di vista, è che tutta la gestione della fauna vada alle Regioni. Già ora sono stati fatti dei cambiamenti che favoriscono i cacciatori. Questo tramite la nuova legge regionale sulla caccia che permette alle Regioni di sospendere singole leggi nazionali. Così in Lombardia le multe di una grande parte delle infrazioni fatte dai cacciatori sono scese da 200’000 Lire a 30 Euro, mentre chi disturba il cacciatore, per esempio con degli schiamazzi, rischia una multa di 400 Euro.

Liberalizzare la caccia alle specie protette, ridurre le possibilità di intervento delle guardie volontarie, togliere il più possibile i controlli come quelli sui numeri di animali abbattuti o la provenienza degli uccelli da richiamo, sono alcuni dei risultati delle deroghe. E che cosa dire delle 41 vittime umane dell’ultima stagione, della richiesta di aprire la caccia nei Parchi, del fatto che la Lombardia ha dato in mano la gestione venatoria proprio alla provincia di Brescia, un posto con una forte e spietata lobby di cacciatori? E delle recenti aggressioni ai volontari LIPU, delle stragi fatte dai cacciatori italiani nei paesi balcanici? O del commento di un bracconiere scoperto da una volontaria (due anni fa) “ma adesso anche le donne fanno questo lavoro?

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