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Il 50% dei casi si manifesta tra i 15 ed i 19 anni, e si stima che in modo più o meno grave ne sia colpito il 20% degli studenti, ansia e depressione
Abbiamo intervistatio Patrizia Furlan, psicoterapeuta e responsabile del Centro Limens di Conegliano che presenterà dal 4 al 7 di aprile al Salone Olystyca di Pordenone i dati del fenomeno depressivo in continuo aumento.
Parlare di ansia e depressione in età giovanile sembra quasi una contraddizione in termini. Qual è veramente la situazione?
Purtroppo non è una contraddizione. Stiamo assistendo ad un progressivo abbassamento dell’età in cui si manifestano ansia e depressione. Il 50 per cento dei casi si manifesta tra i 15 ed i 19 anni, e si stima che in modo più o meno grave ne sia colpito il 20 per cento degli studenti di scuola superiore. La risposta più facile è l’utilizzo degli psicofarmaci: la recente autorizzazione dell’authority americana all’utilizzo sui bambini di un potente antidepressivo è solo la punta dell’iceberg. Se teniamo conto che la depressione è il disturbo psichiatrico più diffuso nell’età adolescenziale, possiamo anche pensare a quali e quanti interessi siano sulla bilancia.
Quali sono allora le alternative terapeutiche? Si può curare senza psicofarmaci?
Le strategie terapeutiche per ansia e depressione giovanile sono parecchie, e non intendo negare la funzione dei farmaci che però rappresentano la soluzione in casi particolarmente gravi. L’approccio deve essere principalmente psicoterapico e comportamental anche se in particolari situazioni il farmaco è necessario per mettere il ragazzo in una situazione di relativa tranquillità e intraprendere un percorso psicoterapico. Ricordiamo che l’ambiente, in particolare la famiglia e la scuola, possono essere componenti della patogenesi, cioè possono contribuire a scatenare quell’ansia che vediamo poi sfociare in attacchi di panico in ragazzi sempre più giovani. Le famiglie, in particolare, arrivano a negare l’esistenza stessa del disagio, contribuendo a ritardare e ostacolare l’intervento terapeutico.
Ma esistono davvero metodi dolci per affrontare questi disagi psicologici?
Molto spesso si affianca alla psicoterapia un percorso con tecniche di rilassamento, come il training autogeno, la visualizzazione creativa, e discipline corporee, come il tai-chi, il massaggio rilassante e lo yoga. Alcuni colleghi utilizzano anche la floriterpia, la fitoterapia, insieme all’utilizzo delle terapie termali. Non dimentichiamo che nella visione olistica della salute, la persona non è suddivisa in compartimenti stagni: la mente ed il corpo sono un tutt’uno inscindibile. Per questa ragione l’integrazione tra diverse discipline contribuisce ad armonizzare più velocemente la persona aiutandola a recuperare la propria energia interiore e a superare il disagio attraverso le proprie risorse.
Nel corso di Olystyca, salone delle terapie naturali e del benessere psicofisico, lei terrà una conferenza su questo fenomeno. Che cosa si aspetta?
Bisogna semplificare l’approccio al disagio giovanile senza banalizzarlo. Il mio intento è permettere alle persone, soprattutto ai genitori, di identificare le manifestazioni sintomatiche, e di spiegare che si può fare molto per migliorare. Cerchiamo di fare in modo che il “contagio depressivo” si fermi. Abbiamo gli strumenti per farlo, ma anche molti preconcetti sulla psicoterapia, unico strumento per affrontare queste problematiche.
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