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Avaaz lancia un’iniziativa online in difesa delle api (e dell’agricoltura, dell’ambiente e della nostra salute) e raccoglie oltre 900 mila firme.
“Buzz“
è, nel gergo della community online, il passaparola generato
dai navigatori di Internet nei confronti di un certo prodotto, di
un marchio, di un argomento. Ma “buzz” è, in inglese, anche
il ronzio delle api.
Ronzio che rischiamo di non sentire più.
Da tre anni si registrano in mezzo mondo strane e diffuse
morìe di api, diminuzione degli alveari e, ora, nuovi
sospetti anche
per le morti di uccelli.
Per evitarlo il popolo online si muove, si mette a “ronzare”.
E forte. Avaaz.org, community da sei milioni di utenti online che
cresce di 100.000 persone alla settimana – un movimento di
pressione “politica” della società civile internazionale –
ha deciso di
lanciare una petizione.
Inizialmente l’appello era rivolto al Ministro
dell’Agricoltura francese. Ma una cascata di adesioni da tutto il
mondo – oltre 900 mila firme in nove giorni – lo ha trasformato in
un appello planetario indirizzato ai decisori USA ed europei.
“Vi chiediamo di vietare immediatamente l’uso dei pesticidi
neonicotinoidi finché e qualora nuovi e indipendenti studi
scientifici dimostreranno che siamo al sicuro. La drastica
diminuzione delle colonie di api rischia di mettere in pericolo la
nostra intera catena alimentare. Se prenderete provvedimenti
urgenti nel rispetto del principio di precauzione ora, potremmo
salvare le api dall’estinzione”, questa la richiesta che sta per
toccare il milione di sottoscrizioni.
Le api che stanno scomparendo in tutto il mondo sono miliardi,
e questo mette seriamente a rischio anche le coltivazioni
dell’intero globo terrestre. Da qui l’obiettivo della petizione,
perché “un divieto globale di un gruppo di pesticidi
potrebbe salvare le api dall’estinzione” spiega
l’organizzazione.
Sia negli Stati Uniti che in Europa, spiega l’organizzazione,
il dibattito sulla moria delle api sta per raggiungere il “punto di
ebollizione”. Percezione che trova riscontro, del resto, anche
nella recente approvazione da parte dell’Unione Europea di una
risoluzione per il futuro delle api e dell’apicoltura nel
continente. Un appello mondiale
di queste proporzioni “potrebbe innescare una
messa al bando totale e la reazione a catena in tutto il
mondo”.
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