
In tutto il mondo crescono superfici agricole coltivate a biologico e produttori, ma serve una spinta ai consumi verso la transizione agroalimentare.
Bhutan, il piccolo regno asiatico che punta al biologico al 100%!
Il Regno del Bhutan è un piccolo paese
asiatico situato tra il gigante cinese e il subcontinente indiano,
abitato da circa 700mila persone. Ma le sue ridotte dimensioni non
devono trarre in inganno. Negli ultimi anni ha fatto parlare molto
di sé.
Dapprima con una rivoluzione che ha incantato persino le Nazioni
Unite. Ha introdotto il fil, la felicità interna
lorda, al posto del prodotto interno lordo per
calcolare il benessere dei cittadini. Il nuovo approccio misura lo
sviluppo economico analizzando nuove variabili, non solo materiali.
La pace, il benessere psicofisico, il rapporto con la natura. A tal
fine, il governo ha introdotto di recente la giornata del pedone,
ogni martedì.
La nuova idea, adottata con un progetto lo scorso anno, è
quella di far diventare i suoi 46.500 chilometri quadrati di
terreni i primi al mondo 100 per cento biologici nel giro di
dieci anni. Per il ministro dell’Agricoltura Pema Gyamtsho, “il
Bhutan ha deciso di credere nella green economy in virtù
della forte pressione che stiamo esercitando sul nostro
pianeta”.
L’unica nazione al mondo che potrebbe negare al Bhutan questo
primato è la minuscola isola di Niue, situata nell’oceano
Pacifico e dipendente dalla Nuova Zelanda, che però conta
meno di 1.400 abitanti. Il governo dell’isola vorrebbe raggiungere
questo obiettivo tra il 2015 e il 2020.
Secondo gli agricoltori, la decisione del governo di Thimphu
è positiva perché potrebbe portare molti benefici
come far diventare il paese un baluardo della qualità nel
settore dell’alimentazione. Un faro per i consumatori che vogliono
adottare una dieta sana.
Jurmi Dorji fa parte di un’associazione composta da 103 contadini
attivi nel Bhutan meridionale e crede che non
sarà difficile raggiungere il risultato perché la
gente ha già capito da un decennio che l’utilizzo di
pesticidi e altre sostanze chimiche è controproducente.
Oggi l’utilizzo di diserbanti è limitato ad alcune aree
agricole vicine alla capitale per la presenza di graminacee
difficili da estirpare a mano, soprattutto per la mancanza di
manodopera. Ma forse ci vorrà poco per trovare persone
disposte a rimboccarsi le maniche pur di diventare il primo
biostato al mondo e godere del prestigio internazionale di questo
traguardo.
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