Nagoya, la Terra sarà più protetta

A Nagoya raggiunto un accordo senza precedenti. Tutte le parti hanno deciso di aumentare le superfici oceaniche e terrestri protette per salvare la biodiversità.

L’accordo
“Al summit sulla
biodiversità di Nagoya è nata una nuova era per
vivere in armonia con la Natura”. Questo il titolo del
comunicato
che ha annunciato il raggiungimento di un accordo alla Conferenza
sulla biodiversità di Nagoya. Tutti i 193 paesi partecipanti
hanno espresso soddisfazione per il compromesso raggiunto sulle
iniziative necessarie a rallentare la sparizione di numerose
specie. In questo senso va la decisione di aumentare la superficie
delle aree oceaniche protette passa dall’1 al 10 per cento; mentre
quelle terrestri passano dal 13 al 17 per cento.

Il presidente della Conferenza e ministro dell’Ambiente del Governo
giapponese, Ryu Matsumoto, ha dichiarato: “il risultato di questo
incontro è il frutto di duro lavoro, della
disponibilità al compromesso e una di una reale
preoccupazione per il futuro del nostro Pianeta. Grazie a questo
importante risultato, possiamo iniziare a costruire una relazione
armonica con la Terra, verso il futuro”. Anche il rappresentante
europeo, Karl Falkenberg, si è definito entusiasta per il
buon risultato raggiunto che servirà a “migliorare la
qualità della vita di molte persone”.

Gli ultimi aggiornamenti
28/10/2010 – Anche Indiana Jones, ovvero il grande Harrison Ford,
è arrivato a Nagoya per spingere i delegati a raggiungere
risultati concreti e ambiziosi. “La mia sensazione è che
questi negoziati siano particolarmente difficili, si tratta di
questioni complicate ma sono fiducioso che avremo un pacchetto
molto forte alla fine dell’incontro” ha dichiarato Ford che alla
Conferenza sulla biodiversità è giunto in
qualità di vicepresidente nel Consiglio di Amministrazione
di Conservation International.

26/10/2010 – L’Italia ha deciso di stanziare cento milioni di euro
per sostenere gli sforzi contro la deforestazione nei Paesi in via
di sviluppo. E’ il contributo annunciato oggi dal ministro
dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo a conclusione della riunione
ministeriale che ha visto la partecipazione di 69 paesi tra cui
Stati Uniti, Giappone, Brasile e Indonesia. L’obiettivo è
ridurre le emissioni di gas nocivi causate dalla deforestazione e
dal degrado delle aree boschive.

“La protezione delle foreste deve essere una priorità della
comunità internazionale dal momento che la deforestazione
è ritenuta la causa di circa il 20 per cento delle emissioni
mondiali di gas all’origine dell’effetto serra e del
surriscaldamento del pianeta. La Partnership è lo strumento
giusto per perseguire questi obiettivi” ha dichiarato il ministro
italiano.

21/10/2010 – I danni arrecati ogni anno al capitale naturale come
foreste, paludi e praterie ammontano
tra i 2 e i 4 mila miliardi di dollari
. E’ questa la
cifra stimata dalle Nazioni Unite durante un incontro tenutosi
all’interno della COP 10 in svolgimento a Nagoya.

Questa stima risponde solo parzialmente all’esigenza espressa da
molti delegati e ricercatori di conferire un valore economico
all’intero patrimonio naturale presente sulla Terra. E’ da diversi
anni ormai che si cerca di creare una sorta di prodotto interno
lordo (PIL) della natura in modo da spingere anche il settore del
commercio a valutare correttamente i costi e i benefici derivanti
da un atto (per esempio di deforestazione) che inevitabilmente ha
ripercussioni sull’ecosistema in generale.

Secondo Pavan Sukhdev, presidente de The Economics of Ecosystems and
Biodiversity
(TEEB), l’iniziativa creata dall’ONU
proprio per portare avanti tale iniziativa, ha dichiarato:
“Purtroppo, l’assenza di una lente economica che dia
visibilità a questa triste realtà ha fatto sì
che quest’argomento venisse trattato con troppa leggerezza sia dai
politici che dafli economisti”.

L’ultimo
rapporto del TEEB
pubblicato quest’anno ha tentato di
rendere meno invisibili questi aspetti. Per esempio, se si
dimezzasse la deforestazione da qui al 2030, si potrebbero evitare
danni derivanti dai cambiamenti climatici pari a 3.700 miliardi di
dollari.

Molte economie emergenti hanno trovato nel TEEB una guida da
seguire per proteggere le proprie risorse naturali. Il delegato
brasiliano ha affermato che il gigante latinoamericano si sta
adeguando al modello di sviluppo sostenibile invocato dalle Nazioni
Unite, specialmente per proteggere
il polmone del Pianeta: la foresta
amazzonica.

La Conferenza. Cos’è?
Fissare i venti obiettivi strategici del prossimo decennio per
contrastare la perdita della biodiversità biologica.
È questo lo scopo principale della decima Conferenza delle
Parti
(COP 10) della Convenzione sulla
Biodiversità delle Nazioni Unite che ha aperto oggi i
battenti a Nagoya, Giappone, e che fino al 29 ottobre vedrà
impegnati ottomila delegati provenienti da 193 paesi.

 

Secondo gli scienziati e gli entomologi di mezzo mondo,
infatti,
la Terra starebbe perdendo la propria
biodiversità
ad un ritmo mille volte superiore
alla media storica. Tutto ciò nonostante il Summit mondiale
sullo sviluppo di Johannesburg del 2002 avesse fissato nel 2010,
anno della
biodiversità
, il tempo massimo per ridurre ed
invertire questa tendenza.

 

Purtroppo, questo traguardo non solo non è stato
raggiunto ma si è anche allontanato come dichiarato dallo
stesso Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon il 22 settembre:
“La perdita della biodiversità sta accelerando”.

 

I nuovi target di riferimento, dunque, sono ora fissati al
2020 ma i contenuti del futuro accordo sono ancora da definire. Tra
le maggiori difficoltà per giungere ad un’intesa globale vi
è la spartizione di alcune risorse naturali presenti nei
Paesi in via di sviluppo (PVS).

 

È il caso, ad esempio, dei farmaci anticancro prodotti
con la pervinca rosa del Madagascar e che le aziende farmaceutiche
coltivano ricavandone grandi profitti personali ma lasciando solo
una minima parte all’isola africana. In pratica, i PVS si battono
per ricevere una maggior tutela delle proprie risorse e maggiori
benefici derivanti dal loro sfruttamento.

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