Civiltà contadina e seed savers

La scomparsa di biodiversit

Nel 1970, durante la creazione del Registro Europeo Comune, gli
esperti della Comunità Europea valutarono quali sementi
annettere e quali escludere dal Registro. A lavoro ultimato 1500
varietà di ortaggi e frutti considerate ?sinonimi?
(?doppioni? delle altre con differenti denominazioni) vennero
dichiarate illegali e cancellate dalla lista comune delle sementi
ammesse alla vendita. Solo il 38% di quei semi era costuito da
sinonimi: le gran parte delle varietà radiate dal Registro
risultò essere quella delle non ibride e prive di
proprietario, ovvero le sementi che rendevano meno ai commercianti.
Un intero patrimonio della nostra civiltà contadina veniva
abbandonato a se stesso.
Eppure è scientificamente provato che le varietà
antiche, rispetto agli ibridi moderni, elaborano meglio il
contenuto nutritivo, hanno più vitamine, proteine nobili e
strutturali, amidi e zuccheri complessi, ormoni naturali e
così via. E questo fa sì che, nelle varietà
antiche, anche il gusto sia più ricco, intenso e
sfaccettato. Le piante tradizionali sono notoriamente più
rustiche, resistenti e robuste delle altre, e quindi meno bisognose
dell?aggiunta di sostanze chimiche per la crescita. Inoltre le
varietà vegetali tradizionali rappresentano la
biodiversità di un territorio: le
sementi antiche di frutta e di verdura sono una risorsa preziosa di
caratteristiche genetiche selezionate in millenni di esperienza
agricola umana. Sono la memoria storica e biologica
dell’agricoltura.

Fortunatamente, nel mondo, c?è qualcuno che si sta
occupando del loro recupero: sono i salvatori di semi, i Seed
Savers, una rete di volontari sorta con l?obiettivo di salvare i
semi ?del passato? dall?estinzione.

Abbiamo chiesto ad Alberto Olivucci, coordinatore di
Civiltà Contadina, l?associazione dei Seed Savers italiani,
come sono riusciti a divulgare i semi se la gran parte di questi
è illegale. La sua risposta è stata quella di essersi
appellato alla ?conservazione?. Ognuno dei coltivatori volontari
facente parte della rete italiana di ?salvatori di semi? (www.civiltacontadina.it) si
è preso cura di un ?orto conservativo?. Attualmente gli orti
conservativi in Italia sono 40. Le specie salvate? 450. Ai
?complimenti? Alberto ribatte con un ?ma che dici, sono ancora
poche! Colpa nostra, che non avevamo ancora approntato un manuale
per la coltivazione. Ora lo abbiamo fatto, è già in
stampa?.
Identica la strada percorsa dall?Associazione francese Kokopelli
(www.kokopelli.it), che
è riuscita a creare un vero e proprio catalogo di vendita di
sementi antiche. Grazie ad una vecchia legislazione francese ?
continua Olivucci ? l?associazione, appellandosi ancora una volta
alla conservazione, riesce a diffondere sementi che altrimenti
andrebbero perdute.
?Non dimentichiamo che un seme ibrido arriva a costare 15-20 volte
quello non ibrido. Gli ibridi hanno un valore commerciale
così alto da venire spesso venduti a numero!?.
Anche alcune aziende agricole stanno proteggendo vecchie
varietà di piante coltivate. Una testimonianza ci arriva
dalla Sicilia dove l?azienda agricola biologica ? I Frutti del
Sole? sta coltivando con successo alcuni tipi di grano duro
siciliano: una volta le varietà Capeiti, Russello, Tumilia,
Senatore, Cappelli, Sicilio, selezionate per rispondere alla
particolari condizioni pedoclimatiche del territorio siciliano,
davano semola e farine di altissima qualità per la
pastificazione e la panificazione secondo gli usi e i gusti delle
singole comunità siciliane. ?I Frutti del Sole? ha rimesso a
coltura su scala produttiva queste varietà di grano duro,
alcune delle quali sono la materia prima essenziale per prodotti
tipici come il pane nero artigianale di Castelvetrano. Anche Slow
Food, con la sua Fondazione per la Biodiversità e i Presidi
di tutela (italiani e stranieri), sta lavorando in questo senso. In
Presidi in Italia sono oltre 170 e proteggono i prodotti più
disparati: dalla vacca Burlina, al pane di patate della Garfagnana,
dal mandarino di Ciaculli, al mais Biancoperla.

A fine intervista, chiedendo ad Alberto Olivucci se, secondo
lui, la biodiversità e le piante antiche riusciranno a
?scampare? agli interessi commerciali che premono per avere il
controllo del cibo sulla nostra tavola? La sua risposta è
stata: ?si può fermare la neve che cade??
Paola
Magni

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