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I temi trattati durante la tavola rotonda svoltasi presso il Centro Mandala.
Nel suo libro sulla vita di Siddharta Gautama, il monaco vietnamita
Thich Nhat Hanh narra come il Buddha abbia a lungo esitato, prima
di concedere alle pur numerose donne, la cui vita fu trasformata
dal suo messaggio, di essere ordinate monache. Discutendo la
questione con i suoi più fedeli discepoli, “il Buddha
spiegò che la sua esitazione non era motivata da
discriminazione nei confronti delle donne, ma dal timore che la
loro ammissione avrebbe creato pericolosi conflitti all’interno e
all’esterno del sangha”.
Di fatto, in una società patriarcale come quella indiana
dell’epoca, la decisione del Buddha di acconsentire alla
costituzione di una comunità monastica femminile era per
certi versi rivoluzionaria. Come rivoluzionarie erano probabilmente
risuonate le sue parole alla bhikkhuni Mahapajapati, che alla
richiesta di come progredire sul sentiero spirituale si
sentì rispondere: “La cosa più importante è
prendere possesso della tua stessa mente. Pratica l’osservazione
del respiro e medita sul corpo, le sensazioni, la mente e gli
oggetti mentali. Se praticherai così, sperimenterai giorno
per giorno il rafforzarsi dell’umiltà, del benessere, del
distacco, della pace e della gioia. Con il sorgere di queste
qualità, sarai certa di essere nel retto sentiero, sulla via
del risveglio e dell’illuminazione”.
Un sentiero che, nel lungo arco temporale di diffusione del
buddhismo in Oriente e quindi in Occidente, si è rivelato
ben più irto di ostacoli e incoerenze di quanto le parole
del Buddha non lasciassero a prima vista intendere. Come è
largamente emerso nella tavola rotonda tenutasi lo scorso 10
novembre presso il Centro studi tibetani Mandala di Milano, sul
tema “La donna nel buddhismo: potenzialità e
contraddizioni”(a cui hanno preso parte come relatori il Ven.
Paljin Tulku Rinpoce, direttore spirituale del Centro, la
tibetologa Carla Gianotti e la monaca Sönam Chökye).
Qual è stato, dunque, e qual è oggi, il rapporto tra
la donna e il buddhismo? Molteplici le chiavi di lettura offerte
dai relatori, da un dotto excursus sui punti di vista esposti nelle
antiche fonti indiane e tibetane alla suggestiva immediatezza della
testimonianza personale, sino all’analisi della condizione attuale
della donna tibetana nel più ampio contesto delle
trasformazioni che, lente ma chiaramente percepibili, stanno
toccando le comunità femminili di larga parte dei paesi in
via di sviluppo.
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