La caccia non è uno sport in Costa Rica

Il governo del Costa Rica, in seguito ad un’iniziativa popolare, ha varato una riforma per bandire la caccia. A beneficiarne sarà il turismo sostenibile.

Giaguari, puma, tartarughe marine sono solo alcune delle specie in via d’estinzione considerate dei veri e propri tesori dalla popolazione costaricense. Tesori non da sfoggiare come trofeo da bracconieri e cacciatori, ma da proteggere per dare la possibilità a tutti, anche alle future generazioni, di apprezzare le meraviglie della natura.

Secondo Diego Marin, uno dei promotori della riforma, bandire la caccia “non serve solo a proteggere gli animali, ma anche a salvare l’economia del paese”. Grazie a una diversità biologica tra le più ricche del mondo, i parchi nazionali presenti in Costa Rica attraggono ogni anno più di 300mila visitatori e il turismo sostenibile genera oltre due miliardi di dollari, pari al 5 per cento del pil.

I cambiamenti apportati servono proprio a questo, a incentivare uno dei settori che tengono in piedi l’intera economia di San José. La riforma è diventata definitiva lunedì 10 dicembre alla seconda votazione (unanimità) da parte del congresso, dopo che i risultati della prima lasciavano ben sperare (41 favorevoli, 5 contrari). Il divieto non vale per le attività di ricerca scientifica e per le popolazioni indigene che vivono in simbiosi con le foreste e cacciano per sussistenza.

Questa è stata la prima legge del paese approvata in seguito ad un’iniziativa popolare. Due anni fa vennero raccolte 177mila firme per chiedere di vietare la caccia.

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