Campionati del mondo delle rinnovabili: Cina prima, Italia sesta

Nella classifica delle trenta nazioni che hanno più investito nelle energie rinnovabili a livello mondiale, l’Italia perde una posizione scendendo al sesto posto, scavalcata dal Regno Unito. L’Union Jack segna…

Nella classifica delle trenta nazioni che
hanno più investito nelle energie rinnovabili a livello
mondiale, l’Italia perde una posizione scendendo
al sesto posto, scavalcata dal Regno Unito. L’Union Jack segna
dunque un punto a suo favore, in particolare grazie alla revisione
governativa della spesa pubblica e la pubblicazione del “National
Infrastructure Plan”, entrambi segnali del forte supporto alle
rinnovabili e a specifici investimenti nell’eolico offshore.

La Cina ha consolidato a livello mondiale la
propria posizione di leader nelle energie rinnovabili, soprattutto
a fronte di investimenti-record: basti pensare che la spesa del
gigante cinese per l’eolico, nel terzo trimestre 2010, ha
rappresentato quasi la metà di tutti gli investimenti in
questo settore a livello mondiale. I dati del secondo trimestre
parlavano infatti già di una cifra intorno ai 10 miliardi di
dollari, su un totale mondiale di 20,5: a livello mondiale
una turbina su due è entrata in funzione proprio in
Cina.

In virtù di questo cambiamento, gli
Stati Uniti (al primo posto nell’indice da novembre 2006 a maggio
2010) sono ora distanziati di cinque punti. Le continue
ripercussioni della crisi finanziaria, i bassi prezzi del gas e
l’incertezza del contesto politico di medio-lungo termine hanno
causato la perdita di un punto in questo trimestre per gli Stati
Uniti.

Il resto del mondo non rimane al
palo
: sul mercato infatti si affacciano nuovi e agguerriti
player, soprattutto paesi emergenti come Corea del Sud, Romania,
Egitto e Messico. La Corea del Sud guida il gruppo in 18°
posizione, sulla scorta di obiettivi ambiziosi, forti incentivi e
una solida “supply chain” (ovvero la gestione della catena di
distribuzione). Romania ed Egitto sono entrambe al 22° posto,
soprattutto grazie all’eolico. Completa il quadro il Messico,
25simo grazie ad obiettivi importanti e a risorse notevoli nel
solare e nell’eolico.

Sempre secondo il rapporto di Ernst&Young,
il Giappone guadagna invece tre punti nell’indice, in particolar
modo per il grande potenziale del mercato delle cellule solari, per
il quale è prevista una crescita esponenziale fino a quota
487,1 miliardi di Yen (4,3 miliardi di euro): le politiche
governative sul clima hanno fatto finora la differenza, basti
pensare alla “solar installation subsidy FITs” introdotta nel 2009,
che ha favorito lo sviluppo del settore all’interno del mercato
nipponico.

Tra gli altri paesi, anche l’India cresce di
un punto a seguito della finalizzazione, da parte di sette stati
federali, delle normative per il commercio dei certificati
energetici e delle bozze preparate da altri nove.

L’Italia non è tuttavia l’unica a
perdere posizioni: la Repubblica Ceca ottiene un risultato ben
peggiore, essendo l’unico paese ad essere uscito dalla top 30,
soprattutto a causa dei piani parlamentari di rimozione o riduzione
significativa delle sovvenzioni per il solare.

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